di Angelo Danilo Nobile, consulente patrimoniale e group manager di Sanpaolo Invest
Parliamo ancora di luoghi comuni della finanza e questa volta ve ne proponiamo uno particolarmente attuale, quello secondo cui le banche sono tutte uguali. In questi giorni si sono susseguite diverse notizie che rendono necessario sfatare questo falso mito: dal crollo delle banche regionali negli Usa alla crisi di Credit Suisse, risolta con un salvataggio in extremis e con l’acquisizione da parte di Ubs, fino all’attacco speculativo che la scorsa settimana ha affondato il titolo di Deutsche Bank e innescato le preoccupazioni degli investitori. Questi fatti hanno riportato le banche al centro dell’attenzione del pubblico: è vero che una vale l’altra, come recita il luogo comune? Ovviamente non è così: vediamo perché.
Conoscere la solidità della propria banca
Anzitutto, come è emerso dalle cronache dei giorni scorsi, ogni banca ha una diversa solidità patrimoniale: di questo aspetto i correntisti delle banche, grazie a una direttiva europea, possono e anzi devono avere piena consapevolezza. Come si fa a sapere se una banca è sicura e a quantificare la sua solidità patrimoniale? Per farlo è necessario prendere in considerazione un parametro che si chiama CET1 ratio, sulla base del quale la Bce valuta la solidità degli istituti stessi.
Cos’è il CET1 ratio
Tecnicamente la sigla sta per Common Equity Tier 1 ratio ed esprime il rapporto tra il capitale ordinario versato nell’istituto (Tier1) e le attività ponderate per il rischio. In poche parole, questa percentuale indica la misura attraverso cui con le proprie risorse una banca garantisce i prestiti concessi ai suoi clienti. I prestiti non sono però tutti uguali e vengono considerati in maniera ponderata, in base al loro grado di deterioramento. Secondo la Bce il livello minimo di CET1 ratio non deve scendere sotto l’8%, anche se per ogni singolo Paese vengono fissate soglie differenti a seconda delle caratteristiche del mercato. Per le banche italiane il CET1 ratio minimo è del 10,5%: se l’istituto scende sotto questo limite può andare incontro al commissariamento e al successivo bail-in, cioè la procedura di salvataggio che coinvolge a vario titolo azionisti, obbligazionisti e anche i correntisti che detengono cifre importanti.
Un parametro da conoscere
Perché è importante conoscere questo parametro? Per quanto il CET1 ratio da solo non basti a determinare la solidità patrimoniale della banca – bisogna valutare anche altri fattori come la tipologia degli impieghi e la redditività dell’istituto – è comunque un dato molto indicativo del suo stato di salute. È quindi importante che tutti i soggetti che in qualche modo sono legati alla banca controllino periodicamente l’andamento del CET1 ratio: in caso di bail-in, come accennavamo, vengono infatti coinvolti nel salvataggio bancario anche i titolari di conti correnti con depositi superiori ai 100 mila euro.
Il vantaggio di Fideuram
Per tutte queste ragioni conoscere e valutare la solidità della banca di cui siamo clienti è fondamentale. Le banche che rispettano i parametri patrimoniali possono essere considerate sicure: Fideuram, grazie al suo modello di servizio e al suo posizionamento all’interno della più grande banca italiana, Intesa Sanpaolo, gode di una posizione privilegiata. Trattandosi di una rete, Fideuram infatti fa principalmente raccolta, quindi rischia meno di altri istituti di andare in difficoltà. La banca si trova in una situazione difficile quando presta del denaro al cliente e quest’ultimo non riesce a rimborsare il prestito: questo innesca un effetto a catena. Nel modello di Fideuram invece i prestiti sono rari e vengono comunque garantiti dagli attivi che i clienti hanno depositato: questo rende Fideuram una banca molto solida e affidabile.
Il plus: la presenza del consulente
Senza dimenticare un plus importante della nostra rete: la presenza del consulente, che fa la differenza, ponendo tutta l’attenzione sul cliente e curando i particolari per costruire soluzioni tagliate su misura. Anche questa è una caratteristica unica, che ci conferma come le banche non siano tutte uguali.