Previdenza complementare, i giovani ne hanno capito l’importanza?

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Previdenza complementare, i giovani ne hanno capito l’importanza?

Articolo di Mariano Rocchi, consulente patrimoniale e group manager

Negli ultimi anni qualche passo avanti è stato fatto sul fronte degli accantonamenti previdenziali, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Nella mia attività di consulente, quando chiedo ai clienti se abbiano pensato alla previdenza complementare mi sento rispondere spessissimo di no.
Questo vale soprattutto per i più giovani: nella fascia di età tra i 25 e i 40 anni il 90% non ha alcuno strumento di supporto alla previdenza. E questo rappresenta un grosso problema anche nell’immediato, perché così si rinuncia a grandi benefici fiscali. Lo Stato permette infatti di dedurre in pieno l’accantonamento pensionistico dal proprio reddito, fino alla cifra annua di 5164 euro. Un cliente che decida di accantonare 2000 euro sul proprio fondo pensione come strumento di previdenza complementare avrà un beneficio pari alla sua aliquota Irpef. Così, se la sua aliquota è del 33% il beneficio è pari a 660 euro su 2000: una cifra da non sottovalutare. Questo vale per lo strumento principe della previdenza complementare, il fondo pensione, ma ci sono anche altre soluzioni.

UN GAP REDDITUALE DA COLMARE

Quello che è certo è che tutti dobbiamo attuare strategie per integrare la nostra pensione pubblica, perché gli assegni previdenziali degli attuali lavoratori, che si ritireranno dal lavoro tra 15-20 anni, saranno calcolati esclusivamente con il sistema contributivo. E il sistema contributivo prevede un coefficiente di conversione, a seconda della categoria di lavoro, che va dal 50% al 70% del proprio reddito. Nella migliore delle ipotesi quindi, se andiamo in pensione con il 70% del nostro reddito da lavoro, dovremo colmare un gap del 30%. Anche perché la vita può essere molto breve, ma anche molto lunga: e specialmente in quest’ultimo caso dobbiamo pensare a integrare il reddito mancante.

COMINCIARE DA SUBITO

Bisogna quindi prendere provvedimenti subito, prima del momento della pensione, ed è possibile farlo in tanti modi: accantonando delle somme, creando un patrimonio che genererà un’integrazione pensionistica futura, oppure ricorrendo allo strumento principe che dovremmo utilizzare tutti, soprattutto i giovani, appunto il fondo pensione. Il suggerimento, per chi può farlo, è di accantonare piccole somme a partire da subito, anziché ritrovarsi a dover mettere da parte cifre più consistenti negli ultimi anni a ridosso della pensione, il che è decisamente più impegnativo.

PER IL TFR LA DESTINAZIONE MIGLIORE È IL FONDO PENSIONE

I lavoratori dipendenti possono inoltre scegliere di accantonare il proprio Tfr su varie tipologie di fondo pensione, che può essere anche di categoria. Questi ultimi fondi in alcuni casi prevedono la possibilità, in base ad accordi sindacali, che il dipendente possa versare in autonomia anche una percentuale dello stipendio, così come anche la società verserà una percentuale. Non va poi tralasciato il fatto che la redditività del Tfr, se viene trattenuto in azienda, è molto più bassa rispetto a quella del piano finanziario, prospetticamente.
E anche chi decide di versare il Tfr all’Inps deve considerare che la redditività di questi accantonamenti è pari alla media biennale del Pil italiano, che negli ultimi anni, se andiamo a ripercorrerne l’andamento, non ha certo registrato una crescita brillante.

I VANTAGGI DEL FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Scegliendo un fondo pensione privato il cliente può invece decidere di investire il proprio Tfr creandosi un profilo su misura: un ragazzo di 25 anni dovrà fare sicuramente scelte diverse rispetto a chi è a 5 anni dalla pensione, perché ha un orizzonte temporale più lungo. In questo caso sarà quindi più indicato inserire una percentuale azionaria più elevata rispetto a quella di chi è prossimo alla pensione, e deve di conseguenza fare scelte improntate a una maggiore prudenza.
Il vantaggio, rispetto a chi decide di lasciare il Tfr in azienda o di versarlo all’Inps, è appunto la personalizzazione del piano pensionistico. Ma non è finita qui: con un fondo pensione privato il cliente non è soggetto al rischio che l’azienda per cui lavora possa fallire. Inoltre, va tenuto sempre presente che il fondo pensione è l’unico strumento impignorabile e insequestrabile.

RISCATTARE È POSSIBILE, MA MEGLIO NON TOCCARE IL SALVADANAIO

Le cifre accumulate tramite i fondi di previdenza complementare possono essere riscattate fino al 75%, ma solo per gravi motivi di salute, o dopo otto anni per l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa, mentre sempre dopo otto anni si può recuperare il 30% senza dover fornire giustificazioni. Se ci sono seri problemi è un’opzione da considerare, ma il mio consiglio ai clienti è sempre di dimenticare le somme accantonate per la previdenza complementare. L’invito è di cominciare il prima possibile, anche con piccoli accantonamenti mensili che porteranno il cliente a creare il proprio salvadanaio, e di non toccarlo salvo casi di estrema necessità.
Ai clienti suggerisco di andare dal proprio commercialista o CAF di riferimento per avere una visione chiara del margine di risparmio e calcolare quindi la somma ideale da accantonare per la previdenza complementare, tenendo anche in considerazione la pensione futura che andranno a percepire. Sulla base di queste riflessioni capirete meglio qual è il gap da colmare. In seguito rivolgetevi al vostro consulente finanziario, che sulla base di queste informazioni creerà uno strumento su misura rispetto alla durata, ai tempi di realizzazione della rendita pensionistica integrativa, ai benefici fiscali e alla personalizzazione dell’investimento in base al profilo di rischio, corretto per il progetto che l’assistito intende realizzare.

 

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