Mentre in Italia infuria la polemica sulle parole del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani su Mussolini, in Germania l’amministratore delegato di Volkswagen, Herbert Diess, finisce nell’occhio del ciclone per le parole pronunciate durante, una presentazione del gruppo: “i profitti rendono liberi” (Ebit macht frei).
Una frase che ha subito evocato quel lugubre “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) che sovrastava i cancelli dei campi di concentramento e sterminio nazisti, come Auschwitz. E che stride ancora di più in quanto la storia del marchio è legata a doppio filo con il nazismo, Volkwagen è stata fondata negli anni ’30 del secolo scorso proprio dal regime guidato da Adolf Hitler. Come se non bastasse la battuta giunge mentre la stessa casa ha appena annunciato tagli fino a 7.000 posti di lavoro (tramite blocco del turn over) nei prossimo 5 anni.
Realizzata la gaffe, il numero uno della casa automobilistica tedesca ha subito chiesto scusa Diess ha detto che aver “commesso una scelta decisamente sfortunata di parole”. Ebit è l’acronimo di utili ante imposte e spese sugli interessi (Earnings before interest and taxes).
“Non è mai stata mia intenzione che le mie frasi fossero riferite a quel contesto, non ci avevo proprio pensato”, ha detto ancora il manager, ammettendo che la sua società ha una particolare responsabilità legata al Terzo Reich.
Intanto, tornano al centro del dibattito nuove discussioni relative allo scandalo delle emissioni (Dieselgate). La SEC ha citato in giudizio Volkswagen e il suo ex amministratore delegato Martin Winterkorn per aver frodato gli investitori statunitensi. Le ragioni della citazione in giudizio e i dettagli sulla vicenda sono stati resi noti dalla stessa commissione nel documento di denuncia civile depositato nella serata di ieri.