La Germania avanza le sue mire sull’Italia: prima con Lufthansa, che ha manifestato interesse per Alitalia, e ora anche con Volkswagen, che punterebbe a FCA. Come scrive l’Avvenire, tecnicamente Fiat non è più italiana da quando si è fusa con l’americana Chrysler, ma a essere italiana resta la forza lavoro, visto che ci sono 67mila dipendenti e quattro stabilimenti sul territorio che producono più di 1 milione di auto su 4,7 totali del gruppo.
La conquista di FCA da parte della casa automobilistica di Wolfsburg, balzata a sorpresa agli onori della cronaca per via dello scandalo dieselgate, potrebbe essere conclusa già entro il 2019. Perché questa data? In primis perché a fine 2018 ci sarà il tanto atteso azzeramento del debito di Fiat-Chrysler che renderà il gruppo guidato da Sergio Marchionne più appetibile. Nel 2019 poi Volkswagen, che non ne è stata affondata dal caos provocato dal caso dei motori diesel truccati, dovrebbe risanare i suoi conti dopo le multe subite per colpa dello scandalo.
Terza considerazione da fare, non meno importante, è che nel 2019 non ci sarà più il manager di origini svizzero canadesi Marchionne alla guida di FCA dopo 15 anni di leadership. L’addio di Marchionne è atteso nella primavera del 2019 nel corso dell’ assemblea degli azionisti che approverà il bilancio del 2018 ma andrà via da FCA ma rimarrà in Ferrari.
Se FCA finirà sotto l’ala del gruppo Volkswagen rimarrà un po’ di italianità per quanto riguarda le poltrone: al posto di Marchionne potrebbe arrivare infatti Luca De Meo, manager attualmente presidente di Seat (uno dei marchi targati Volkswagen), che ha lavorato per anni in Abarth, Lancia, Alfa Romeo ed ex amministratore delegato proprio di Fiat, ed è l’uomo artefice del lancio della nuova 500.
L’ex pupillo di Marchionne, quando divorziò improvvisamente dal Lingotto nel gennaio 2009 fece perdere a Fiat il 4% in Borsa e ora nel 2017 ha fatto lievitare le vendite Seat del 13%, arrivando così a far segnare al marchio il primo bilancio in attivo della sua storia.