Dopo tre anni di negoziati, il 23 febbraio del 2015 ha segnato una svolta nelle relazioni tra Svizzera e Italia in materia fiscale. E’ infatti in quella data che e’ stato firmato il Protocollo di Milano, accordo entrato in vigore il 19 maggio 2016 con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.115 della la legge 69/16 sullo scambio di informazioni fiscali.
Il Protocollo, che ha accolto i più recenti standard OCSE in tema di scambio di informazioni, ha posto cosi le basi per una più ampia e più efficace collaborazione in materia fiscale tra i due Paesi.
Voluntary Disclosure: cosa prevede la nuova norma?
In un primo periodo, fino al 2018, i due Paesi potranno scambiarsi informazioni solamente a richiesta, sia su base individuale che di gruppo. Dal 2018 in poi, invece, tale scambio diverrà automatico. A utilizzare i dati ottenuti in questo modo, però, potrà solo essere l’autorità giudiziaria o amministrativa che li aveva richiesti.
La norma avrà anche valore retroattivo, ma solo fino al 23 febbraio del 2015, quando il Protocollo di Milano venne sottoscritto dalle due parti. Le nuove regole prevedono inoltre la Confederazione Elvetica, non potrà più rifiutarsi di comunicare informazioni alle autorità italiane “solo perché detenute da una banca, un istituto finanziario, un mandatario o una persona che opera in qualità di agente o di fiduciario.”
Per effetto di tale accordo, la Svizzera sarà eliminata dalla black list italiana – basata esclusivamente sul criterio dello scambio di informazioni e relativa alla deducibilità di costi e spese – e sarà quindi equiparata ai Paesi white list, ai fini del regime di voluntary disclosure.