ROMA (WSI) – Con la maggioranza che traballa di nuovo dopo la bufera sul ministro degli Interni Angelino Alfano, e la vittoria del “no” al referendum costituzionale che sembra essere sempre più probabile, il premier Matteo Renzi starebbe valutando la cosiddetta – come ha riportato il Giorno – “mossa del cavallo”. Ovvero, dimettersi non dopo il voto previsto a ottobre, ma addirittura prima. Il premier potrebbe decidere insomma di ricorrere al voto anticipato, dimettendosi prima di settembre e poi “portare gli elettori alle urne a ottobre non solo per votare il referendum, ma una nuova maggioranza parlamentare”.
Se Renzi facesse cadere il suo governo, Mattarella dovrebbe indire nuove elezioni, che verrebbero votate con l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato (visto che la riforma elettorale non sarebbe ancora in vigore). A quel punto, come scrive Libero Quotidiano, “sarebbe probabile una grande coalizione, utile a tener fuori il M5S“.
Sempre Libero riporta tuttavia che, a ostacolare il piano di Renzi potrebbe essere lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I due si sono tra l’altro incontrati al Quirinale dove sembra che abbiano deciso di rinviare intanto il voto critico al 6 novembre. Gli analisti hanno paura che una crisi di governo in Italia possa destabilizzare l’intera Europa unita, già scalfita dalla Brexit. In quel caso resta da svelare con che legge si andrà a votare.
Mattarella, secondo le fonti, non sarebbe affatto favorevole alla opzione a sorpresa del voto anticipato. E per una serie di ragioni, come la crisi delle banche italiane, la continua crisi della stessa economia globale, il problema del debito pubblico per l’Italia e le varie tensioni che stanno vivendo i mercati. Come reagirebbero gli investitori alla prospettiva di un ritorno alle urne in Italia?
Così riporta Libero:
“Se il referendum lo perdiamo, tanto vale votare subito, si riflette nella cerchia del premier. Se, infatti, dovessero vincere i “no”, la conseguenza più probabile sarebbero le elezioni anticipate. Ma affrontare le urne dopo una sconfitta sulla riforma vorrebbe dire correre in salita. Perciò conviene votare prima del referendum. Non solo. Visto la riforma non sarebbe in vigore, si utilizzerebbe l’Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato. In questo modo, se alla Camera vincessero i grillini, non avrebbero la maggioranza al Senato”.