Avvio di settimana in rosso per gli indici azionari americani. I forti timori sullo stato dell’economia e i dubbi sulle decisioni di politica monetaria da parte della Fed hanno riportato le vendite sul comparto azionario, spingendo i listini in ribasso ai minimi di due settimane. A soffrire maggiormente e’ stato il comparto tecnologico con il Nasdaq in calo -2.23% a 2574; il Dow Jones e’ arretrato dell’1.29% a 13167, l’S&P500 dell’1.50% a 1445.
Le preoccupazioni relative ad un rallentamento della crescita economica e l’ennesimo allarme lanciato dall’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, su una probabile recessione Usa in uno scenario di stagflazione (aumento dei prezzi in parrallelo ad un raffreddamento della crescita economica), hanno avuto l’effetto di spingere i sell sull’azionario. Gli operatori vedono piu’ lontana l’ipotesi di una nuova correzione al ribasso del tasso sui Fed Fund a gennaio e i futures sui tassi indicano ora che le probabilita’ sono diminuite dal 100% all’80%.
Anche il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, intervenuto da Fredericksburg (Virginia), ha confermato che l’economia a stelle e strisce necessitera’ ancora del tempo prima di assorbire pienamento l’impatto delle crisi del credito e del mercato immobiliare. I dati macro diffusi in mattinata non hanno fatto altro che confermare i dubbi degli operatori. L’Empire State Index, che monitora l’andamento dell’attivita’ economica nell’area di New York, a dicembre e’ crollato a 10.3 punti dai 27.4 del mese precedente, a livelli inferiori delle attese segli analisti, mentre l’aggiornamento sulla fiducia dei costruttori si e’ attestato a 19 punti, minimo levello degli ultimi 22 anni.
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Restano poi grandi incertezze sull’efficacia del piano d’emergenza annunciato dalla Federal Reserve in accordo con le principali Banche Centrali mondiali per risolvere il problema della liquidita’. Oggi si e’ svolta la prima delle quattro aste organizzate dalla Fed, relativa all’offerta di $20 miliardi (i risultati saranno diffusi mercoledi’ prossimo). Per gli analisti di JP Morgan si tratta senza dubbio di un programma apprezzabile, “ma probabilmente non sufficiente a consentire un rimbalzo degli asset maggiormente a rischio. E’ fondamentale che nei prossimi giorni venga fatta chiarezza sul comparto finanziario per evitare una recessione”.
Martedi’ la banca d’affari Goldman Sachs (GS) riportera’ i risultati trimestrali, mercoledi’ sara’ la volta di Morgan Stanley (MS), giovedi’ tocchera’ a Bear Stearns (BSC). Il rischio di assistere a nuove, ulteriori svalutazioni legate al “credit crunch” e’ ancora alto. L’agenzia Moody’s ha annunciato inoltre un possibile taglio del rating sul credito di molte istituzioni colpite negli ultimi mesi dal “credit crunch”; la Banca d’affari Citigroup (C) ha rivisto al ribasso il giudizio su una lunga lista di gruppi bancari.
Un fattore di preoccupazione in giornata e’ stato costituito anche dalle deboli vendite retail registrate nell’arco del weekend. Complici le temperature polari che hanno colpito vaste aree degli Stati Uniti, i consumatori americani hanno speso meno dello scorso anno nell’ultimo fine settimana; purtroppo anche gli acquisti online sono risultati in calo. Il fatto evidenzia come la crisi del credito abbia iniziato a produrre effetti negativi anche sugli altri settori, diversi da quello finanziario. Bank of America ha rivisto al ribasso le stime sulle vendite al dettaglio, da +2% a +1.8%; le chance per un rally di fine anno sono sempre minori (con buon pace di Abby Cohen).
Neanche le recenti operazioni di fusioni ed acquisizioni societarie (solitamente un segnale di forza per le borse), hanno limitato le forti vendite sull’azionario. Nel dettaglio, Ingersoll-Rand (IR) ha avanzato una proposta di acquisto sulla societa’ fornitrice di sistemi di aria condizionata Trane (TT) del valore di $10.1 miliardi. Nel settore petrolifero National Oilwell Varco (NOV) ha affermato che rilevera’ Grant Prideco (GRP) per $7.5 miliardi.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico, ancora in ribasso il petrolio. I futures con consegna gennaio sono arretrati di $0.64 a quota $90.63 al barile. Sul valutario, l’euro ha continuato a cedere terreno nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4392. In lieve progresso l’oro. I futures con consegna febbraio sono avanzati di $1.30 a $799.30 all’oncia. In netto ribasso infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.1930% dal 4.2320% di venerdi’.
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