Dopo essere partiti al rialzo, sulle notizie di nuovi interventi del governo a supporto del settore bancario, i listini americani hanno virato in rosso per poi chiudere in netto ribasso, appesantiti dal calo dei titoli tecnologici e del settore industriale. Il Dow Jones e’ scivolato ai peggiori livelli dal 1997, per chiudere con una perdita giornaliera del 3.41% a 7115; l’indice S&P500 ha rotto il supporto dei minimi dello scorso 20 novembre ed e’ piombato al di sotto della peggior livello di chiusura di 12 anni (dicembre ’96), lasciando sul terreno il 3.47% a 743. Infine il listino tecnologico Nasdaq e’ arretrato del 3.71% a 1387.
La banca Morgan Stanley ha annunciato che il deterioramento economico erodera’ gli utili delle aziede hi-tech sulla scia della ridotta spesa capitale. Le mosse della nuova amministrazione (programma di stimolo economico e piano finanziario) non sono state in grado di rassicurare gli investitori che continuano ad evidenziare una sempre maggiore avversione al rischio, preoccupati dalle condizioni e dalle prospettive economiche.
Hewlett-Packard, Apple, Intel, Microsoft e Google hanno segnato ribassi medi intorno ai 5 punti percentuali; tra i componenti dell’indice industriale, pesanti vendite sulla conglomerata industriale General Electric (-5.8%), sul colosso dell’alluminio Alcoa e sul gigante dei macchinari per le costruzioni Caterpillar.
“Il sentiment sul mercato resta debole e negativo” ha affermato Fritz Meyer, senior market strategist di Invesco Aim. “Gli investitori ancora non sono sicuri, sentono che gran parte dei problemi sia ancora da risolvere” ha aggiunto Mike Ryan, analista di UBS Financial Services. “La principale preoccupazione resta incentrata sulla durata della recessione”.
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A guidare al rialzo il mercato nei minuti iniziali erano state le notizie secondo cui il governo americano non effettuera’ la totale nazionalizzazione delle banche in difficolta’ come invece era stato lasciato intendere da alcuni esponenti del Senato la scorsa settimana, ma potrebbe comunque rilevare alcune quote degli istituti. Nei prossimi giorni saranno effettuati dei cosiddetti “stress test” che valuteranno l’abilita’ degli istituti finanziari a reggere ad un inasprimento della crisi in atto.
Prima dell’apertura delle borse era stato diffuso un documento congiunto del Dipartimento del Tesoro, del Board della Federal Reserve, della FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation), e di altri istituti di controllo (Office of the Comptroller of the Currency e Office of Thrift Supervision), che ha confermato il pieno supporto del governo al sistema bancario per garantirne le principali funzione. Washington si impegnera’ pertanto a far si’ che le banche avranno capitale e liquidita’ sufficienti a fornire i prestiti necessari per ripristinare la crescita economica.
Tra i singoli titoli del comparto, bene Citigroup e Bank of America, rimbalzati dopo le perdite dei giorni scorsi. Citi ha guadagnato il 9.70% sulla notizia che il governo americano rilevera’ una quota compresa tra il 25% e il 40% dell’istituto (che non verra’ dunque interamente nazionalizzato); BofA e’ invece avanzato del 3.17% (con un picco intraday del 18%) dopo che il CEO Kenneth Lewis, ha diffuso una nota che ha placato i timori di un intervento significativo del governo sulla banca.
Tra le altre news, tonfo del gruppo assicurativo Humana (-23%) che accusa la nuova proposta del governo per un aumento dei costi per le societa’ che sovvenzionano la copertura dell’assistenza sanitaria degli anziani. Nel comparto automobilistico, Ford ha trovato un accordo con i sindacati sul nuovo contratto di lavoro collettivo. Il titolo e’ avanzato di quasi il 10%, General Motors ha guadagna l’1.13%.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico ha continuato a cedere terreno il petrolio. I futures con consegna aprile hanno ceduto $1.59 a $38.44 al barile. Sul valutario, in ribasso l’euro nei confronti del dollaro a quota 1.2967. Ha ritracciato dai recenti massimo l’oro, sceso a quota $995 (-$7.20). In lieve ribasso anche i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 2.7770% dal 2.7720%.