Nonostante la decisione straordinaria della Fed di abbassare il costo del denaro di 75 punti base al 3.50% i listini americani hanno aperto la seduta in forte calo. Secondo alcuni operatori Wall Street rischia il crash, perche’ il drammatico ribasso dei tassi da parte della banca centrale (il piu’ forte dall’agosto 1982) avrebbe dovuto dare ossigeno ai mercati finanziari e invece non sembra funzionare e non argina il panic selling che da vari giorni sta logorando i mercati azionari mondiali. In apertura Dow Jones cede il 3.65% a 11657, l’S&P500 il 3.78% a 1275, il Nasdaq arretra del 5.00% a 2223.
Per tentare di limitare le perdite in avvio (dopo i forti cali in Europa ed Asia) la Banca Centrale, con una manovra d’emergenza senza precedenti negli ultimi 7 anni, ha ridotto a mercati aperti i tassi sui fed funds dello 0.75%, abbassandoli dal 4.25% al 3.50%. Si tratta del piu’ forte taglio dei tassi da parte della Fed degli ultimi 25 anni, l’ultimo di questa portata risale all’agosto 1982. La decisione conferma quanto gravi siano gli sbilanci e disequilibri sul mercato finanziario americano, per via della crisi creditizia innescata dal calo immobiliare e dai mutui subprime.
“C’erano pochi dubbi sul fatto che la Fed non avrebbe aspettato fino al meeting della prossima settimana, se non fosse stato per le condizioni dei mercati azionari” commenta Ian Shepherdson, chief economist di High Frequency Economics. “Questa mossa non riaggiusta tutto in un attimo, anzi. L’economia Usa deve ancora fronteggiare la recessione, ma almeno adesso sappiamo che la Fed l’ha capito”.
La decisione segue l’ondata di vendite in Europa e in Asia sviluppatasi nella giornata di ieri sui timori di un ingresso dell’economia in una fase di recessione. Da Londra a Sidney tutte le borse mondiali (giornata di chiusura per New York per la ricorrenza del Martin Luther King Day) avevano riportato cali compresi tra il 5% e il 7%. In soli due giorni il Nikkei 225 (Tokyo) ha lasciato sul terreno il 10%, Il DAX-30 tedesco e’ sceso dell’8%.
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Nel caso di un proseguimento dello scivolone, il comparto azionario Usa potrebbe entrare in una fase di mercato “orso”, segnando un calo complessivo di oltre il 20% dai recenti massimi. L’indice S&P500 e’ in ribasso del 16% dal top dell’ottobre 2007, il Composite e’ in calo del 18%.
Seppur sono stati evidenziati dei parallelismi tra il recente movimento dell’azionario e il crash del 1987, il Dow Jones Industrial dovrebbe arretrare di ancora 2700 punti per uguagliare il calo percentuale di allora. Alcuni analisti stanno comunque consigliando di incrementare l’esposizione sull’azionario poiche’ alle attuali condizioni il mercato appare in una chiara condizione di ipervenduto nonostante la minaccia della recessione. Tuttavia in recessione le borse sottoperformano sempre, secondo la statistica storica.
Sul fronte societario, i titoli finanziari e bancari sono i piu’ tartassati dalle vendite. Countrywide Financial (CFC) e’ in calo di -9.0%, Citigroup (C) scende dell’8%, Goldman Sachs (GS) -5.5%, come Bank of America (BAC). Sell massicci anche sui tecnologici, con Cisco (CSCO), Research In Motion (RIMM), Google (GOOG) eIntel (INTC) in calo 4.8% o piu’. Apple (AAPL) che riporta i risultati a borsa chiusa stasera, perde -5.8%.
Sugli altri mercati, in calo il petrolio. I futures con consegna febbraio segnano al momento un ribasso di $2.29 a $88.28 al barile. Sul valutario, l’euro e’ in recupero sul dollaro a quota 1.4557. L’oro arretra di $9.40 a $872.30 all’oncia. In forte progresso i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.5320%.
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