Dopo il rally di mercoledi’, gli indici americani sono stati colpiti da un’ondata di vendite che si e’ intensificata nell’ultima ora di contrattazioni. Il Dow Jones ha perso l’1.28% a 10.281; l’S&P500 l’1.50% a 1.177, il tecnologico Nasdaq, infine, e’ arretrato dell’1.11% a 2.068. Il pensiero piu’ diffuso e’ che i timori di un aumento dell’inflazione, rimarcati in giornata dalle dichiarazioni di alcuni esponenti Fed e da alcuni dati economici, siano ancora una volta i principali responsabili del selloff dell’ultima ora.
In particolare, il presidente della Fed del distretto di Atlanta, Guynn, ha ammonito che le pressioni inflazionistiche sono in crescita e che la Banca Centrale dovra’ rimanere vigile su qualsiasi sviluppo economico “inaspettato”. L’intervento ha riaccesso le paure di ulteriori rialzi dei tassi d’interesse, un’opzione affatto gradita dai mercati azionari.
Per quanto riguarda gli indicatori economici, i dati oggi in calendario hanno offerto segnali contrastati. Buone notizie sono giunte dal mercato del lavoro con le richieste per i nuovi sussidi di disoccupazione scesi piu’ delle stime, attestandosi a quota 355 mila, livello piu’ basso delle ultime sei settimane.
E’ risultato superiore alle attese anche il dato sul Philadelphia Fed
di ottobre. L’indice che misura l’andamento dell’attivita’ manifatturiera nell’area di Philadeplhia, e’ salito a quota 17.3 dai 2.2 punti di settembre. Una componente dell’indicatore, pero’, il “Prices Received Index”, ha registrato un balzo a quota 36.2 dai precedenti 8.6 punti, segnando il piu’ alto livello annuale e un’ulteriore conferma della crescita inflazionistica.
Infine, ha deluso le stime degli analisti, il Superindice relativo al mese di settembre, che ha registrato un calo dello 0.7% contro un consensus di –0.5%.
Notizie contrastate sono giunte anche dal fronte societario. Sia il colosso farmaceutico Pfizer che la regina delle aste online, Ebay, hanno battuto le stime sugli utili societari ma hanno offerto un povero outlook per i trimestri a venire. Il titolo PFE, risultato il peggiore dell’indice industriale, ha subito un brusco calo, deprezzandosi di oltre l’8% e scendendo ai minimi di otto anni; EBAY ha ceduto oltre il 6.5%. Male anche Ford, che ha riportato una perdita di $284 milioni nel terzo trimestre, la prima da quasi due anni.
A questi si contrappongono i buoni risultati di Coca-Cola, Juniper Networks e SBC Communications. Cresce ora l’attesa per la trimestrale di Google. Le attese sul colosso Internet sono per un EPS di $1.35.
Non ha giovato ai listini neanche il terzo, consecutivo, calo del petrolio che duranta la sessione ha violato la soglia psicologica dei $60. Il contratto future con scadenza novembre ha chiuso in ribasso di $1.38 a quota $61.03 al barile, livello minimo dallo scorso 27 luglio.
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Sugli altri mercati, l’euro ha recuperato terreno sul dollaro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ $1.2014. In netto calo l’oro. Il future con scadenza dicembre ha chiuso in ribasso di $2.60 a quota $463.20 all’oncia. In leggero rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.45%, dal 4.47% di mercoledi’.