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Wall Street arretra. Politica a Washingon come a Roma

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NEW YORK (WSI) – Chiusura in rosso per Wall Street, sulla scia della paralisi del governo che si profila per il mancato accordo sul bilancio americano. Se il Congresso non riuscirà a stringere all’ultimo momento un accordo per innalzare il tetto del debito, a mezzanotte di oggi (ora di New York) il Governo esaurirà i fondi. Il Dow Jones ha ceduto lo 0,84% a 15.129,67 punti e il Nasdaq lo 0,27% a 3.771,48 punti. Male anche l’indice S&P500 che ha perso lo 0,60% a 1.681,55 punti..

I timori degli investitori sono misurati dal trend dei cds sui (Treasuries Usa ovvero dai credit default swap – contratti che proteggono contro il rischio di un default dei titoli di debito – Il costo per proteggersi dal default di un bond a 1 anno è cresciuto al di sopra di quello del cds a cinque anni, una situazione che si è verificata solo nell’estate del 2011. Tuttavia, stavolta l’inversione della curva è anche superiore rispetto a quella del 2011, il che significa che il timore di un default dei Treasuries è maggiore che nel 2011.

Di fatto, si vericherà lo shutdown dell’amministrazione, che non sarà più in grado di finanziare le agenzie federali. Si tratterebbe del primo caso in 17 anni.

E’ dunque urgente che i Democratici e i Repubblicani del Congresso approvino una legge di emergenza entro la mezzanotte, per consentire al governo federale di operare, a partire da domani 1° ottobre, che corrisponde all’inizio dell’anno fiscale 2014.

In caso contrario, saranno a rischio in via temporanea almeno 800.000 dipendenti federali. Il Senato si riunirà oggi alle 14 ora di Washington (20 ora italiana). L’impasse è notevole, dal momento che i Repubblicani della Camera vogliono ritardare di un anno la riforma sanitaria del presidente Barack Obama, apportando anche modifiche. I democratici non permetteranno che ciò accada.

In una situazione di “shutdown” del governo, le operazioni essenziali continuerebbero; dunque, il Tesoro continuerebbe a emettere debito; tuttavia, i dati che di norma vengono resi noti dal dipartimento del Commercio Usa e dal Bureau of Labor Statistics sarebbero sospesi.

L’indice allargato S&P 500 ha guadagnato il 3,6% finora, nel mese di settembre, e si prepara ad estendere i guadagni del trimestre (per ora accumulato un +5,3%). Tuttavia il listino ha perso la scorsa settimana -1,1%, segnando il suo primo calo settimanale dallo scorso agosto.

Si temono conseguenze del probabile blackout amministrativo sull’economia; secondo gli economisti di Moody’s Analytics, l’impasse provocherebbe una riduzione del Pil, a seconda della sua durata, fino a -1,4%.

Ma non è finita qui, perchè se anche si riuscisse a trovare un accordo entro la mezzanotte, la disputa non sarebbe conclusa; i membri del Congresso dovrebbero infatti trovare un altro accordo fiscale per innalzare il tetto sul debito, che al momento ammonta a $16.700 miliardi, e che scadrà il prossimo 17 ottobre. Se non si trovassero i finanziamenti, il governo non sarebbe più capace di operare e, anche, di onorare i debiti e il risultato sarebbe una “possibile crisi del debito sovrano Usa“.

A favorire i listini azionari nel periodo appena trascorso è stata la decisione a sopresa della Federal Reserve di non togliere il piede dall’acceleratore delle misure di allentamento monetario straordinarie, che prevedono l’acquisto di titoli di stato per 85 miliardi di dollari al mese.

Secondo il 59% degli economisti interpellati da Bloomberg dieci giorni fa, la Banca centrale ridurrà la portata del programma di acquisto in dicembre.

Sul fronte dei titolo, prosegue il calo di J.C. Penny (-3% circa) che estende così il profondo rosso della scorsa settimana (-30%). Pesa il fatto che Maxim Group ha tagliato il rating sul titolo da “buy” a “hold” dopo che la societa’, la settimana scorsa, ha venduto 84 milioni di azioni per raccogliere capitale. In calo anche BlackBerry dopo una serie di bocciature da parte di alcune banche d’affari. Sul fronte tecnologico, a pesare sul Nasdaq sono in particolare Apple (-0,93%), Facebook (-1,46%) e Microsoft (-1,5%).

ALTRI MERCATI – In ambito valutario, Il rapporto euro/yen è sceso di ben 100 punti base a un certo punto nella giornata, mentre l’euro/dollaro ha registrato anche una flessione di quasi 50 punti base. L’euro fa +0,09% a $1,35; dollaro/yen -0,09% a JPY 98,55; euro/franco svizzero -0,11% a CHF 1,2235; euro/yen -0,43% a JPY 132,24.

Sul versante delle commodities, i futures petrolio -1,03% a 101,81, oro -0,40% a 1.333.