I soldi non rendono proprio niente in questo periodo. I Bot hanno frantumato
al ribasso il nuovo minimo storico, scendendo sotto la soglia del 2%, mentre il
corrispondente titolo di stato Usa (il T-Bond a 2 anni) rende appena l’1,12%. Tassi d’interesse cosi’ bassi non si vedevano da 45 anni. Era il 1948: alla Casa
Bianca abitava Harry Truman e in Italia il presidente del Consiglio era
Alcide De Gasperi. Il mondo devastato dalla guerra doveva creare le condizioni
per la ricostruzione. Ma oggi, da quale distruzione si deve recuperare per
giustificare un costo del denaro cosi’ basso?
La situazione attuale vede nella Federal Reserve, gestita come una potente
Spectre da Mr. G. (Alan Greenspan), il cervello di una colossale opera di
inondamento di liquidita’ sul mercato finanziario, con una manovra di
espansione creditizia antideflattiva e antirecessiva senza precedenti.
Ricordiamo che dal gennaio 2001 la Fed ha tagliato i tassi ben 12 volte, per un totale del 5,25%. Nello stesso periodo la Banca Centrale Europea (guidata dal clone di Greenspan e “voglio-ma-non-posso” Wim Duisenberg) ha ridotto il costo del denaro 7 volte, per un totale del 2,75%. Entrambe le banche continueranno in quest’opera di ri-inflazionamento, puntando a un nuovo ciclo di espansione economica. Anche se sono chiari i limiti delle politiche monetarie, visto che la Banca del Giappone con una curva dei tassi gia’ schiacciata a zero (il titolo a 2 anni a Tokyo rende lo 0,02%) e’ del tutto incapace di uscire da una recessione cronica ultra-decennale caratterizzata da tassi negativi, prezzi in calo e deflazione.
L’enorme pompaggio di liquidità da parte delle banche centrali
porta pero’ con se’ rischi formidabili, mentre milioni di investitori
(i piu’ furbi, cioe’ lo smart money) sono alla ricerca nevrotica di una
remunerazione superiore al tasso reale negativo offerto dai titoli di Stato.
Il problema e’ che con l’uso della leva monetaria Fed e Bce hanno gia’ creato
la falsa illusione di tre boom: il rally dei titoli di Stato (minimi
storici dei tassi equivalgono a massimi storici dei prezzi), il rally del
mercato immobiliare e il rally delle borse (il Nasdaq e’ a +28% dal
bottom di marzo).
Se questi tre rialzi hanno contribuito a un ritorno della fiducia (che infatti
e’ ai nuovi massimi dell’anno), nessuno – e men che mai Mr. G. e Mr. Wim – ha
la certezza che la liquidità iniettata comporti automaticamente una ripresa
economica sostenibile. Nonostante il mega-Viagra sui mercati (il più grosso stimolo monetario e fiscale di tutti i tempi), l’economia Usa è ancora fiacca
(+2,9% l’anno scorso), mentre quella europea e’ in piena stagnazione (+0,9%). Inoltre resta il gap tra i due blocchi economici, che proseguira’ nonostante Fed e Bce continueranno a rivedere al ribasso il costo del denaro.
La domanda finale e’: dopo la bolla scoppiata tre anni fa, quando il Nasdaq era a
quota 5.000, siamo sicuri di voler subire passivamente le politiche espansive
delle banche centrali, che stanno alimentando una bubble di
dimensioni globali probabilmente ben piu’ pericolosa di quella hi-tech? E’ infatti allarmante che il prezzo dei bond Usa continui a salire imperterrito. Anche perche’, se qualcuno un bel giorno si sveglia e comincia a vendere massicciamente questi bond, che cosa succede? Possiamo solo sperare che i gestori di denaro altrui (“Other people’s money” era una nota commedia di Broadway dal finale ambiguo) non si facciano prendere la mano. Perche’ una sequel in stile “primavera 2000”, non la vogliamo certo rivedere.
*Luca Ciarrocca e’ Chairman & Founder
di Wall Street Italia. Una versione di questo articolo e’ stata pubblicata sul quotidiano “Il Riformista”.