Società

WALL STREET
AL GIRO DI BOA
DEL 2005

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Pochi se lo aspettavano. Eppure Wall Street ha recuperato l’andamento sotto tono con cui aveva aperto l’anno e ha messo a segno un rally primaverile che nel caso del Nasdaq ha superato l’8%. Tuttavia, gli indici finanziari americani si preparano al giro di boa di metà anno con un rendimento che, nonostante i due mesi di corsa, da gennaio resta deludente.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

Lo S&P è in flessione dello 0,92%, mentre le blue chip hanno avuto un andamento ancora più fiacco a causa dei ribassi provocati dalle pressioni provenienti dal declassamento del rating delle obbligazioni di GM e Ford. Il Dow Jones cede il 3,35% da inizio anno, mentre il Nasdaq il 4,85% (dati al 23 giugno).

Inoltre il mercato americano sta risentendo della corsa record dei prezzi del greggio. L’ennesima impennata ha portato il petrolio a quota 61 dollari al barile e ha fatto scattare l’allarme per le possibili ricadute sull’economia mondiale.

Sul fronte strettamente macro, tuttavia, gli ultimi indicatori economici non hanno evidenziato sostanziali cambiamenti nel quadro congiunturale americano: sebbene nel corso dell’ultima settimana gli indici sull’attività manifatturiera sono risultati nuovamente in calo e così pure gli ordini sui beni durevoli sono stati deludenti, per molti economisti la crescita resta positiva, seppur a rilento, mentre gli utili aziendali appaiono ancora solidi.

Secondo gli analisti di Union Investment, nell’anno in corso Wall Street offrirà ancora potenziali di apprezzamento, pur interrotti da temporanee fasi di debolezza. Per gli strategist della parigina Bnp, “un contributo estero meno negativo (-0,7 contro -1,5 mld di dollari), investimenti totali leggermente superiori e una più bassa ricostituzione delle scorte sono gli elementi alla base di una revisione dal 3,1% al 3,5% del Pil su base annua”.

Se dunque non è il ciclo economico, che resta positivo, l’incognita che preoccupa gli economisti, un punto di domanda è rappresentato dal sentiero futuro di politica monetaria che la Federal Reserve deciderà di tracciare e dalla continua corsa ai Treasury americani.

Con l’aumento dei tassi di riferimento a breve, la Fed contribuisce all’appiattimento della curva dei tassi. Ma rendimenti a lunga scadenza così bassi, che viaggiano ampiamente al di sotto del 4%, alimentano il timore che gli operatori stiano ancora scommettendo su una possibile stagnazione, o meglio stagflazione, se si considera che l’allarme inflazione è ultimamente rientrato.

Per questo motivo, spiega Patrick Lyn Product Specialist di WestAM, “noi continueremo a posizionarci sulla curva dei rendimenti in maniera difensiva in modo da trarre profitto da ulteriori appiattimenti, ma il rischio è in aumento poiché una strategia più aggressiva diventa necessaria non appena gli aggiustamenti della Fed giungeranno al termine”.

Copyright © Morningstar Italia per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved