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Wall Street chiude in leggero rialzo dopo parole Stark

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New York – L’Italia ormai spaventa i mercati azionari di tutto il mondo e Wall Street non fa eccezione. Indicativo l’articolo di Associated Press e Reuters che, pubblicato sul sito MSNBC, recita: “Stocks set to slide amid uncertainty over Italy”, ovvero “gli indici si preparano a scivolare sulla scia dell’incertezza sull’Italia”. In realtà, proprio agli inizi della sessione gli indici scivolano in leggero ribasso, ma in chiusura riescono a terminare la giornata con il segno più.

Lo S&P 500 avanza di 7,89 punti (+0,63%), a quota 1.261,12 punti, mentre il Dow Jones sale di 85,15 punti (+0,71%), a 12.068,39. PiĂą moderato il Nasdaq, che guadagna 9,10 punti (+0,34%), a 2.695,25.

Juergen Stark, ex membro del board esecutivo della Banca centrale europea, dice di essere convinto che entro i prossimi due anni la crisi nella regione tornerĂ  sotto controllo, senza ulteriore necessitĂ  di interventi correttivi.

Conclusa una giornata volatile, guidata dalle notizie contrastanti che sono giunte dall’Europa.D’altronde, se c’è una cosa di cui i mercati hanno bisogno è la certezza: motivo per cui, nelle situazioni nebulose qual è quella italiana – in cui si rincorrono voci di dimissioni del premier Silvio Berlusconi, poi smentite ma non del tutto rientrate, anche Wall Street mostra un visibile nervosismo. Si teme il collasso della terza economia europea, fattore che determinerebbe il crack dell’Euro, visto che l’Italia “è troppo grande per fallire” (ma per molti anche “troppo grande per essere salvata).

Non si può non guardare, in un momento in cui si teme per la sopravvivenza dell’euro, il continuo balzo dei rendimenti dei BTP e dello spread con la Germania. Basta poco ormai perchè l’Italia arrivi a un punto di non ritorno, con i costi di finanziamento della spesa pubblica sempre più insostenibili.

Le preoccupazioni per il destino dell’Italia impediscono agli investitori di tirare un sospiro di sollievo per la situazione in Grecia, pronta a un governo di unità nazionale e alla nomina di un nuovo premier.

“Il riposo settimanale non è riuscito a calmare i nervi dei mercati dei debiti sovrani europei e forte è il balzo dei rendimenti italiani, che arriva in risposta alla percezione di una incapacità del governo di Berlusconi”, commenta Michael Shaoul, presidente di Marketfield Asset Management, società di gestione newyorchese, in una intervista a Bloomberg.

A Wall Street la debolezza è causata, come ogni volta che ci sono problemi che riguardano l’Europa, dalla performance al ribasso dei titoli finanziari, che la scorsa settimana hanno registrato la perdita più forte sull’indice S&P 500, lasciando sul terreno il 5,4%.

Sotto i riflettori nel comparto il rally di Jefferies che, per non fare la stessa fine di MF Global, ha deciso di correre ai ripari e di sbarazzarsi di molti titoli dei debiti sovrani europei. Il titolo è balzato fino all’8,5% dopo l’annuncio.

Tra le storie positive di giornata, il rally del titolo della società biotech Amgen, che sale dopo l’annuncio di un’operazione di buy back per un valore fino a $5 miliardi. In rialzo anche Netflix dopo che òa società ha annunciato un accordo di servizio di streaming con gli studi Metro-Goldwyn-Mayer Studios nel Regno Unito e in Irlanda. In generale, però, il calo di altri titoli hi-tech traina al ribasso l’indice di settore Philadelphia Semiconductor Index.

Nessuna notizia di rilievo è attesa oggi dal fronte economico. Si mette comunque in evidenza la dichiarazione di Eric Rosengren, presidente della Fed di Boston, che aupisca un intervento più aggressivo da parte di Ben Bernanke e colleghi per contrastare le condizioni di debolezza in cui versa l’occupazione Usa.

Sul fronte valutario, l’euro scende nei confronti del dollaro a $1,3775. La moneta unica guadagna ancora in modo sostenuto nei confronti del franco svizzero a CHF 1,2408, e scende sullo yen a JPY 107,52.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio salgono da $95,52 al barile, mentre le quotazioni dell’oro sono in rialzo a $1.791,10 l’oncia.

Sui mercati obbligazionari, i rendimenti dei titoli di stato a dieci anni al 2,038%.