NEW YORK (WSI) – Prima seduta di febbraio in rialzo per la Borsa Usa, che trova slancio nel finale grazie al rimbalzo del petrolio che spinge in alto il comparto oil
Nel finale, il DJ segna un rialzo dell’1,14% a 17.361 punti, lo S&P 500 sale dell’1,3% a 2.020 punti mentre il Nasdaq guadagna lo 0,89% a 4.676 punti.
Il petrolio ha chiuso in rialzo del 2,8% a 49,57 dollari al barile. Intanto il mercato continua a digerire trimestrali: quella di Exxon Mobil ha battuto le stime ma gli utili sono inferiori a quelli di un anno prima. la multinazionale petrolifera ha archiviato il quarto trimestre con un calo dell’utile del 21%, complice il calo dei prezzi del greggio, che ha inciso negativamente sui risultati del colosso petrolifero statunitense.
Nel quarto trimestre del 2014 l’utile è sceso a 6,57 miliardi di dollari, pari a 1,56 dollari per azione, contro 8,35 miliardi di dollari, ovvero 1,91 dollari per azione, registrati nello stesso trimestre dell’anno precedente. Il risultato è comunque superiore al consensus Thomson Reuter I/B/E/S che, per il quarto trimestre, era indicato a 1,34 dollari per azione. Nell’intero 2014 l’utile è rimasto pressocchè stabile,a 32,5 miliardi di dollari da 32,6 miliardi del 2013.
L’indice S&P 500 ha perso oltre l’1% nelle ultime quattro sedute con una volatilità crescente in un mercato preoccupato che i deboli dati economici e i timori di instabilità in Europa possano colpire gli utili delle società Usa. Un recente fattore trainante la debolezza dell’azionario è stato il calo dei prezzi del petrolio ma nelle ultime sedute il trend è stato positivo e anche oggi il greggio conferma il rimbalzo.
In febbraio i rialzisti tenteranno di interrompere la serie negative di due mesi consecutivi. Era da un anno che l’S&P 500 (-2,8% in gennaio) non perdeva tanto terreno in un mese.
Una volta terminata la stagione di trimestrali, negli Stati Uniti i mercati dovrebbero in ogni modo stabilizzarsi, secondo Patrick Spencer, numero uno della divisione equity sales presso Robert W. Baird. Secondo quanto riferito a Bloomberg, i mercati resteranno ben intonati “fino a quando l’ISM rimane sopra i 50 punti, in linea con i numeri solidi sui consumi pubblicati la settimana scorsa”.
Tornando ai dati macro, i redditi delle famiglie statunitensi nel dicembre scorso sono aumentati dello 0,3%, facendo meglio delle attese, che erano per un +0,2%. Le spese, invece, sono scese e sono passate in negativo, facendo registrare un -0,3% in confronto al mese precedente. Il dato reso noto dal dipartimento del Commercio evidenzia il primo calo dal gennaio 2014, comunque in linea con le stime degli analisti. Per quanto riguarda l’inflazione Pce, nel mese di dicembre, quella su base annua e’ scesa al livello più basso dall’ottobre 2009, soprattutto per effetto del calo dei prezzi dell’energia. Su base annua l’inflazione calcolata sui consumi ha visto un aumento dello 0,7%, cedendo 0,5 punti rispetto a novembre.
Delude anche l’indice Ism sull’attività manifatturiera, sceso a 53,5 punti in gennaio dai 55,1 di dicembre. Il dato è peggiore delle attese degli analisti, che avevano stimato una correzione limitata a 54,3 punti. Nel dettaglio, sono scesi i sottoindici su prezzi (a 35 da 38,5), occupazione (a 54,1 da 56), nuovi ordini (a 52,9 da 57,8) e produzione (a 56,5 da 57,7), mentre e’ salito quello sulle scorte (a 51 da 45,5).
Reduci dal migliore rally mensile in tre anni, i Treasury hanno iniziato il nuovo mese all’insegna dell’incertezza. All’inizio della seduta si erano rafforzati sulla scia dell’Ism manifatturiero, calato il mese scorso al livello piu’ basso da gennaio 2014. Ma la ripresa è frenata dalle aste di obbligazioni aziendali previste in settimana. Oggi Apple dovrebbe piazzare bond per 5 miliardi di dollari. Il decennale vede rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – all’1,6709% dall’1,679% di venerdi’. Il titolo a tre mesi viaggia allo 0,0101%
Tra le materie prime, i futures sul petrolio segnano un rialzo di +2,24% a 49,32 dollari al barile; Brent +3,02% a $54,59. Oro -0,24% a 1.275,40 il barile.
Sul valutario, la banca nazionale svizzera aveva promesso un intervento e l’intervento è arrivato, favorendo l’euro sul franco. La moneta unica +1,75% a CHF 1,055. Sul dollaro guadagna +0,54%% a $1,1346; dollaro/yen +0,11% a JPY 117,57. Euro/yen +0,60% a JPY 133,38.
(DaC – MT)