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Wall Street ci prova, ma il lavoro non convince

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Il calo del tasso di disoccupazione ai minimi di 21 mesi non e’ bastato a convincere gli investitori newyorchesi a fare acquisti nell’ultima seduta di una settimana che per ora si e’ rivelata nel complesso positiva. Il Dow e’ in calo dello 0,02% a quota 12.060, l’S&P 500 e’ sostanzialmente piatto a 1.306 punti e il Nasdaq avanza dello 0,19% in area 2.759.

Tutti gli occhi erano puntati sul rapporto sull’occupazione di gennaio che a un primo sguardo nel complesso puo’ sembrare positivo. Dalle cifre ci si aspettava una creazione di posti di lavoro maggiore di quella effettivamente registrata, ma il tasso di disoccupazione e’ inaspettatamente sceso, ai minimi di aprile 2009.

Dai minimi di febbraio 2010, sono stati creati 1 milione di posti, ma se analizzate con cura, le cifre non sono cosi’ buone, perche’ sono “ingannate” da un cambiamento che e’ in atto. Si tratta di un dato che fa preoccupare enormemente gli analisti: il tasso di partecipazione alla forza lavoro. Esso si trova ai minimi di 26 anni. Per molti e’ questo l’unico motivo per cui il tasso di disoccupazione e’ calato al 9%. Gli americani che non hanno piu’ fiducia nel mercato e non fanno nemmeno piu’ domanda di lavoro sono saliti di 2,2 milioni in un anno.

Allo stesso tempo sempre in gennaio e’ stato pero’ riscontrato anche un miglioramento notevole del tasso di disoccupazione reale, pertanto secondo alcuni analisti la flessione del tasso di disoccupazione non puo’ essere spiegata solo con la costante crescita del numero di americani che hanno smesso di cercare lavoro e che dunque non vengono piu’ calcolati nel tasso di disoccupazione ufficiale misurato dal governo. Il dibattito e’ aperto.

In settimana i listini hanno accumulato sinora rialzi pari al 2%, ma oggi la seduta potrebbe riservare sorprese negative. Le trimestrali in calendario sono poche quest’oggi e la mattinata verra’ passata analizzando nei minimi dettagli il dato sul lavoro.

Sul fronte valutario l’euro e’ in calo dello 0,36% a $1,3585. Il dollaro ha ripreso la corsa da dove aveva lasciato ieri e guadagna terreno contro le valute rivali principali. Ieri il biglietto verde si era reso protagonista della migliore seduta in un mese. Tra le altre piazze finanziarie, l’Europa e’ leggermente positiva, con Piazza Affari che risulta tra le migliori. In Asia l’indice giapponese Nikkei ha registrato un progresso di oltre un punto percentuale mentre i mercati di Shanghai e Hong Kong sono chiusi in occasione delle festivita’ per il capodanno cinese.

Gli investitori sperano di ricevere ulteriori indicazioni dall’Europa, con l’esito del Consiglio europeo straordinario a Bruxelles che riunisce i vari capi di stato: si discutera’ di crisi del debito e in particolare della possibilita’ che il Fondo salva stati possa diventare acquirente diretto dei titoli di stato emessi dai paesi più vulnerabili.

Una possibilita’ che potrebbe vedere la Germania, con il suo “competitive pact” , concedere la sua disponibilita’ a proseguire nel programma di aiuti ai Piigs in cambio di alcune concessioni: tra queste, l’implementazione di riforme strutturali nei paesi più vulnerabili.

A tal proposito, arriva l’ennesima spaccatura tra i leader europei. Il Belgio, per esempio, sarebbe totalmente contrario alla proposta che Francia e Germania stanno mettendo a punto sulla governance dell’Eurozona: questa, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe prevedere anche l’applicazione di una tassazione minima sulle aziende dell’area.

Intanto si respira un’aria tesa per via dei continui disordini in Egitto e il rischio che di un contagio della crisi in tutta la regione araba. Dopo che il presidente dello Yemen e il re di Giordania sono corsi ai ripari per scongiurare un’altra Tunisia o un altro Egitto nei loro rispettivi paesi, anche che anche il presidente algerino Bouteflika, per paura di fare la stessa fine di Ben Ali e Honsi Mubarak, ha preso delle iniziative per venire incontro ai suoi contestatori. Nello specifico ha deciso di rimuovere lo stato di emergenza che vigeva nel paese da 19 anni.

Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo segnano un rialzo dello 1,17% a $91,6 il barile. I contratti con scadenza analoga dell’oro avanzanzo dello 0,06% a $1.353,8 l’oncia. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale sale di 3,7 punti base a quota 3,59%.