NEW YORK (WSI) – Dopo un avvio in rosso, Wall Street recupera nel corso della seduta e chiude contrastata. Dopo l’accordo di ieri a Washington, i mercati tornano a guardare alla Fed e alla stagione di trimestrali in corso.
Il Dow perde lo 0,01% a 15,372 punti, bene lo S&P 500 che guadagna lo 0,67% a 1.733 punti, aggiornando così il suo record storico, mentre il Nasdaq cresce dello 0,61% a 3.683 punti. Il petrolio ha chiuso la seduta in ribasso: i future con consegna a novembre hanno perso 1,62 dollari, l’1,6%, a 100,67 dollari il barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani continuano positivi con rendimenti in calo al 2,59% per il benchmark decennale e al 3,66% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro sale a 1,3669 dollari mentre il biglietto verde arretra a 97,89 yen.
Gli investitori gia’ cercano di indovinare cosa succedera’ quando si arrivera’ di nuovo in prossimita’ della scadenza: la legge ratificata da Barack Obama alza il tetto del debito fino al 7 febbraio e garantisce la ripresa delle attivita’ federali fino al 15 gennaio.
Democratici e Repubblicani hanno trovato in extremis un’intesa per interrompere lo shutdown delle attività federali con un provvedimento che prolunga il bilancio federale al 15 gennaio e autorizza il governo a sforare fino al 7 febbraio il tetto del debito. Si tratta tuttavia di una soluzione temporanea che non cancella i timori sulle problematiche di fondo attorno al budget Usa e che si potranno ripresentare all’inizio dell’anno prossimo evidenziando le criticità strutturali del debito americano e le potenzioni ripercussioni sull’economia.
Quest’ultimo aspetto è stato evidenziato anche dall’agenzia di rating cinese Dagong che stamani ha tagliato il rating sovrano degli Stati Uniti di un notch a “A-” da “A”.
La fine dell’impasse sul tetto del debito ha alimentato le speculazioni circa un mantenimento o meno delle misure di allentamento monetario straordinario da parte della Federal Reserve. Come ha sottolineato Citi “l’accordo rimanda solo il rischio all’immediato futuro (a pochi mesi di distanza) pertanto troppo ottimismo non è giustificato”.
E proprio sull’intesa raggiunta nella notte si è espresso oggi il presidente americano Barack Obama, secondo cui con l’accordo trovato dai democratici e dai “repubblicani piu’ responsabili”, gli Stati Uniti “hanno evitato la minaccia” del default, ma “sono stati inflitti danni completamente non necessari all’economia”, danni di cui “non si sa ancora la dimensione”. “Gli americani sono assolutamente stufi di Washington” ha detto Obama, ricordando che “la minaccia di default ha fatto crescere il costo del credito” per gli Stati Uniti. Anche se “gli Stati Uniti si riprenderanno, come fanno sempre, e se l’affidabilita’ e il credito americani restano intatti”, è stato aggravato il fardello che pesa sulle spalle degli americani, ha detto Obama.
A ogni modo l’indice della volatilità VIX è sceso sotto quota 15 da oltre 20 punti, dimostrando che la calma è tornata sui mercati.
Sul fronte macro, scendono meno delle attese le richieste dei sussidi di disoccupazione, anche se gli ultimi dati sono distorti a causa delle mancate comunicazioni da parte degli Stati. Le richieste iniziali sono calate di 15mila unita’ nella settimana terminata il 12 ottobre a 358mila.
Meglio delle stime l’indice Fed di Philadelphia che, nel mese di ottobre, è sceso rispetto al mese scorso passando da 22,3 a 19,8 punti. Gli economisti avevano atteso un calo a 7 punti. Ricordiamo che un indice superiore allo zero indica che all’interno del distretto di ci sono nel settore manifatturiero più imprese ottimiste che pessimiste. Il sottoindice relativo ai nuovi ordini è salito da 21,2 a 27,5 punti, quello relativo all’occupazione è invece sceso da 10,3 a 15,4 punti. In miglioramento le condizioni future del business da 58,2 a 60,8 punti.
Continua intanto la stagione delle trimestrali. Tra le società che oggi hanno alzato il velo sui conti, la banca americana Goldman Sachs (-2%) che ha chiuso il terzo trimestre con ricavi pari a 6,72 miliardi di dollari inferiori alle attese e utile netto superiori al consensus a 1,52 miliardi corrispondente a un utile per azione pari a 2,88 dollari, superiore al consensus degli analisti. Roe all’8,1% nel trimestre e al 10,4% nei primi 9 mesi di quest’anno.
Cresce invece del 2,43% Verizon Communication, che ha visto balzare i profitti del periodo luglio-settembre. Tra i tecnologici in forte ribasso anche eBay, che cede il 4,24% dopo i conti diffusi ieri dopo la chiusura degli scambi.
Vendite su Ibm, che cede più’ del 6% dopo la trimestrale pubblicata ieri dopo la chiusura delle contrattazioni. Il colosso tecnologico, che e’ tra le blue chip e sta pesando sull’andamento del Dow Jones. Ibm ha chiuso il trimestre con profitti superiori alle stime, ma con un fatturato in calo e al di sotto delle previsioni, fatto che ha suscitato timori sulla crecita futura della societa’ tecnologica.