NEW YORK (WSI) – Chiusura a due velocità per la Borsa Usa con gli indici principali che si muovono in territorio positivo. Il Dow Jones sale dell’1,14% a quota 16.337 punti. L’S&P 500 guadagna lo 0,52%, a quota 1.913. Il Nasdaq retrocede dello 0,29% a quota 4.504 punti appesantito da Yahoo (-5%).
Gli acquisti sono stati alimentati dal rally del petrolio. Dopo due sedute consecutive in forte calo, il petrolio e’ tornato a rimbalzare. Al Nymex il greggio ha guadagnato l’8%, 2,4 dollari, a 32,28 dollari al barile. La corsa c’e’ stata nonostante le scorte settimanali siano cresciute negli Stati Uniti di 7,8 milioni di barili, oltre le stime ferme a un +4,8 milioni. Il totale si e’ portato sopra i 500 milioni di barili per la prima volta dal 1930.
A sostenere le quotazione e’ stato l’indebolimento del dollaro, dovuto al venire meno delle attese per una stretta monetaria da parte della Federal Reserve. Stando ai future sui Fed Funds, c’e’ il 10% di probabilita’ di una stretta a marzo; erano al 34% la settimana scorsa prima della fine della riunione della Federal Reserve (che decise di lasciare invariato il costo del denaro) e al 50% un mese fa.
Inoltre gli investitori sembrano sperare nuovamente in un potenziale accordo su un taglio alla produzione tra Opec e Paesi non membri come la Russia. Mosca si dice disposta a trattare ma una simile intesa sembra pero’ improbabile. Lo ha ha persino detto Vladimir Voronkov, rappresentante russo all’Opec, citato dall’agenzia Interfax. Secondo lui raggiungere un “consensus tra i Paesi Opec nel tenere un meeting [con i Paesi non membri] e’ difficile da ottenere”.
I fondamentali restano comunque poco promettenti. Secondo Morgan Stanley un riequilibrio della domanda e dell’offerta non ci sara’ prima di meta’ 2017: “Nonostante la miriade di annunci di tagli alle spese per capitale, la produzione deve ancora rispondere a un riequilibrio del mercato”.
Buone notizie dal lavoro con il rapporto Adp, che ha segnalato che nel settore privato il mese scorso sono stati creati 205.000 posti di lavoro, oltre i 190.000 attesi. Il dato e’ incoraggiante in vista del rapporto sull’occupazione a gennaio che verra’ diffuso venerdi’ dal governo Usa.
Dal fronte macroeconomico, l’Ism servizi (che misura la performance del terziario negli Stati Uniti) e’ sceso piu’ del previsto.
Non mancano storie specifiche con Wells Fargo (-3%) che ha toccato minimi di 18 mesi dopo avere raggiunto un patteggiamento con le autorita’ Usa pari a 1,2 miliardi di dollari.
Dal fronte aziendale, reso noto il bilancio di GM, che ha assistito nel quarto trimestre a un balzo degli utili, grazie alla crescita delle vendite di pickup in Cina e di veicoli sportivi negli Usa.
Su base netta, gli utili del quarto trimestre si sono attestati a $6,3 miliardi, o $3,92 per azione, in rialzo da $1,1 miliardi, o $0,66 per azioni su base diluita dello stesso periodo dell’anno precedente. Effettuati gli opportuni aggiustamenti, l’attivo per azione è stato pari a $1,39, +17% rispetto a $1,19 del quarto trimestre del 2014, e meglio di $1,21 per azione atteso dal consensus.
Rallentano gli acquisti sull’oro, che riporta un trend piatto a $1.129,41 l’oncia.
Sul mercato valutario netto indebolimento del dollaro nei confronti delle altre principali divise mondiali dopo che il presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley, ha dichiarato in un’intervista che il peggioramento dell’outlook dell’economia globale e il rafforzamento del dollaro rischiano di danneggiare l’economia americana.
Un euro vale ora 1,1078 dollari contro 1,0910 questa mattina. In un’intervista con Mnsi, Dudley ha spiegato che la Fed guardera’ con grande attenzione a un persistente irrigidimento delle condizioni di credito nel portar avanti il proprio programma di aumento dei tassi di interesse.