NEW YORK (WSI) – Dopo una partenza in forte ribasso Wall Street trova slancio e chiude la seduta in rialzo. Gli investitori hanno ritrovato fiducia dopo il riscatto del petrolio, che ha saputo finire in rialzo dello 0,87% a 32,15 dollari al barile dopo essere arrivato a cedere oltre il 3%. Le scorte settimanali Usa calcolate dal governo Usa non sono salite tanto quanto temuto.
Nel finale, il Dow Jones guadagna lo 0,32% 16.485 punti, sale anche il Nasdaq in aumento dello dell’0,88% a 4.543 punti mentre lo S&P 500 sale dell’0,45% a 1.930 punti.
Intanto prosegue il dibattito sulla politica monetaria della Federal Reserve, che si riunisce i prossimi 15 e 16 marzo. Ieri nella serata americana il vicepresidente della banca centrale, Stanley Fischer, ha spiegato che “e’ ancora presto per giudicare le ramificazioni dell’aumento della volatilita’ sui mercati osservata nelle prime sette settimane del 2016”.
Fischer ha aggiunto che “se gli sviluppi recenti sui mercati finanziari portano a una stretta delle condizioni finanziarie, esse potrebbero segnalare un rallentamento dell’economia globale che potrebbe condizionare la crescita e l’inflazione negli Usa”. Il braccio destro di Janet Yellen ha pero’ ricordato che “abbiamo visto periodi simili di volatilita’ negli anni recenti, inclusa la seconda meta’ del 2011, che hanno lasciato molti pochi segni sull’economia”. Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond, oggi ha detto di “non vedere alcun segno nei dati macroeconomici” che dimostri come una recessione in Usa sia imminente.
Tornando al petrolio, dopo essere arrivato a cedere oltre il 3,3% nel durante, il petrolio al Nymex ha saputo virare in rialzo. Il contratto ad aprile e’ salito di 28 centesimi, lo 0,87% a 32,15 dollari al barile. A sostenere i prezzi e’ il fatto che le scorte settimanali Usa calcolate dal governo Usa non sono salite tanto quanto temuto. L’incremento del dato e’ stato di 3,5 milioni di barili a 507,6 milioni, un livello quasi record ma sostanzialmente in linea alle stime. Ieri l’American Petroleum Institute, un’istituto privato che calcola lo stesso dato un giorno prima di quello ufficiale, aveva annunciato un rialzo pari a 7,1 milioni di barili, ben oltre le attese per un +3,4 milioni di barili.
Le quotazioni avevano sofferto dopo che ieri l’Arabia Saudita aveva escluso un taglio alla produzione, cosa che ieri aveva provocato un tonfo del greggio del 4,55%. Durante una conferenza settoriale in corso a Houston (Texas), il ministro petrolifero di Riad aveva di fatto detto al comparto di adeguarsi alla nuova realta’, che potrebbe significare prezzi pari a 20 dollari al barile.
Fari anche sulla decisione di Citigroup di tagliare il rating sul settore minerario europeo da “bullish” a “neutral”. La decisione è motivata con i corsi azionari, il cui valore risulta più che ragionevole in un contesto “di opzioni di crescita inferiori”. Tonfo di BHP, scambiata anche a New York, che precipita oltre -8%.
Sul mercato valutario, l’attenzione continua a focalizzarsi sulla sterlina, che testa nuovi minimi nei confronti del dollaro sulla scia delle preoccupazioni per il concretizzarsi dello scenario Brexit Regno Unito dall’Unione europea. Sfondata anche la soglia a $1,40, la sterlina viaggia ai minimi in sette anni.
Euro/dollaro in calo sotto $1.10. Oro in crescita a $1.234 l’oncia.