MILANO (WSI) – Ancora una seduta caratterizzata da forti vendite a Wall Street con il DJ e S&P 500 sulla strada giusta per archiviare il peggiore mese dal febbraio 2009.
Dopo aver perso oltre 500 punti durante la seduta, il Dow Jones ha chiuso in calo dll’1,56% a 15.766. L’S&P 500 si allontana sempre piu’ dai minimi dello scorso agosto pari a 1.867 punti: l’indice benchmark perde l’1,17% a quota 1.859. A 1.705 punti l’indice allargato entrerebbe in una fase di mercato ribassista. Il Nasdaq lascia sul terreno lo 0,12% a quota 4.476 punti.
Sia l’indice delle 30 blue chip sia quello benchmark sono scesi sotto i minimi dello scorso agosto, quando il mercati globali erano stati messi a tappeto dai timori legati alla Cina. Non promette bene il fatto che il Nasdaq, come gia’ successo all’S&P 500 e al Dow Jones, abbia visto la sua media mobile a 50 giorni scendere sotto quella a 200 giorni. Un tale movimento, definito “death cross” o incrocio della morte, e’ un segnale negativo.
Ancora una volta e’ lo scivolone del petrolio a condizionare i listini, non solo americani. Schiacciato dai timori per un eccesso di scorte mondiali a fronte di dubbi sulla tenuta dell’economia globale e della Cina in primis, al Nymex il contratto a marzo – il piu’ scambiato – ha lasciato sul terreno il 4,1% a 28,35 dollari ma nel durante era sceso sotto i 28 dollari; quello a febbraio (in scadenza oggi) ha perso il 6,9% a 26,55 dollari al barile (minimi del maggio 2003) portando il bilancio da inizio anno a un -30% circa. Per questo contratto si tratta del calo percentuale giornaliero maggiore dallo scorso settembre.
L’eccesso di scorte petrolifere nel mondo, destinate a crescere con l’arrivo sul mercato del greggio iraniano, e timori sull’outlook globale e cinese preoccupano gli investitori che cercano rifugio nei Treasury.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha chiaramente avvertito che i mercati petroliferi potrebbero “annegare in un contesto di eccesso di offerta”. I contratti WTI scambiati a New York scivolano sotto la soglia di $28 al barile, a $27,40, al nuovo minimo dal settembre del 2003, con ribassi fino a quasi -4%. Sotto la soglia di $28 anche il Brent, non lontano dai minimi in 12 anni.
Resi noti i risultati di bilancio di Goldman Sachs, che ha assistito a un crollo degli utili -65% dovuto alla risoluzione della causa legale con gli Usa, relativa alla gestione di titoli garantiti dai mutui. Il pagamento per risolvere il contenzioso, pari a $5,1 miliardi, ha ridotto gli utili di ben $1,54 miliardi.
Gli utili netti della banca Usa relativi al quarto trimestre del 2015 sono scesi a $765 milioni, o $1,27 per azione, dai $2,17 miliardi, o $4,38 per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Da segnalare che il titolo è sceso -13% dall’inizio del 2016, contro il -10% dell’indice dei finanziari dello S&P 500.
Sul valutario, euro piatto sul dollaro sopra la soglia di $1,09. Dollaro in calo -0,80% sullo yen, sotto quota JPY 117.