NEW YORK (WSI) – Chiusura in rialzo per la Borsa Usa. Quella odierna e’ la terza seduta di fila in aumento, prima volta che nel 2016 si registra un striscia temporale con una tale lunghezza.
L’andamento del mercato non e’ stato modificato dalla diffusione dei verbali della riunione di fine gennaio della Federal Reserve.
Nel finale, il Dow Jones ha segnato un aumento dello 1,59% a 16.454 punti (+258 punti). Bene anche lo S&P 500 in aumento dell’166% a 1.927 punti mentre il Nasdaq aumenta del 2,21% a 4.534 punti.
Il sentiment positivo è alimentato dagli acquisti sul petrolio, che ha chiuso la seduta odierna in rialzo del 5,6%, 1,62 dollari, a 30,66 dollari al barile.
Il rally c’e’ stato nel giorno in cui l’Iran ha dato il suo benestare all’accordo di principio raggiunto ieri tra Arabia Saudita, Qatar e Venezuela (membri dell’Opec) e Russia (che non fa parte del cartello dei Paesi produttori) su un congelamento della produzione ai livelli di giugno. Oggi a Teheran (Iran) si sono incontrati i ministri energetici di Doha, Caracas, Baghdad e Teheran.
L’Iran e’ disposto a sostenere ogni azione volta a risollevare le quotazioni ma di fatto la nazione mediorientale non ha promesso di congelare a sua volta la produzione. Il ministro iraniano Bijan Zanganeh ha detto che altri produttori capiscono le circostanze speciali in cui si trova Teheran, che da inizio anno non e’ piu’ sotto il peso delle sanzioni (rimosse come parte dell’accordo sul nucleare raggiunto lo scorso luglio con le principali potenze mondiali). Comunque sia il tacito endorsment arrivato da Teheran ha permesso alle quotazioni di volare. Per Zanganeh la soluzione emersa ieri, e condizionale all’adesione di altri paesi produttori, e’ un primo passo per stabilizzare i mercati. Standard & Poor’s e’ scettica che l’Iran e l’Iraq vogliano cambiere la loro strategia petrolifera. S&P per altro non si aspetta che l’intesa siglata ieri sul congelamento della produzione “abbia un impatto significativo sulle nostre stime sui prezzi del petrolio.
La prima reazione dei mercati alla notizia e’ stata un ulteriore calo delle quotazioni” (ieri il Wti ha perso l’1,36% a 29,04 dollari al barile). L’idea e’ che “il congelamento avverrebbe a partire da livelli record di produzione in Russia e Arabia Saudita”. S&P ricorda anche che l’accordo “e’ condizionale al congelamento della produzione da parte di altri Paesi”. Sul fronte della domanda, “il rallentamento economico della Cina e l’ammontare di debito continuano a essere i principali rischi globali” sulle quotazioni del barile.
Il focus oggi e’ sui verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, che hanno riconosciuto un aumento dell’incertezza sull’outlook per l’economia e l’inflazione Usa. I membri del Federal Open Market Committee – il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa – hanno discusso se “alterare le loro stime precedenti sul percorso appropriato del range futuro dei tassi”, e’ emerso dal documento che mette ancora una volta in evidenza come l’approccio della Fed sia legato ai dati macroeconomici. E’ vero tuttavia che “un certo numero di partecipanti era preoccupato dal potenziale freno all’economia Usa derivante dagli effetti generalizzati di un rallentamento peggiore delle stime in Cina e di altre” economie emergenti
Dal fronte macroeconomico, i prezzi alla produzione a gennaio sono saliti dello 0,1%, meglio dell’atteso -0,2%. Il dato sull’avvio di nuovi cantieri edilizi e’ sceso il mese scorso (-3,8%) per la seconda volta di fila portandosi sui minimi dello scorso ottobre e deludendo le stime.
Occhio all’ euro, che sul mercato dei cambi rimane sotto la soglia di $1,12, attorno a $1,1150, in lieve rialzo nei confronti del dollaro. Dollaro/yen piatto appena al di sopra di JPY 114
Tornano gli acquisti sull’oro , che si posizionano sopra che riagguantano la soglia di $1.200.