MILANO (WSI) – Chiusura mista per la Borsa Usa: nel finale il Dow Jones segna una perdita dello 0,62% a 15.915 punti mentre lo S&P 500 scende dello 0,01% a 1.852 punti. Resiste il Nasdaq in aumento dello 0,36% a 4.284 punti.
Fari puntati sul discorso che il governatore della Federal Reserve Janet Yellen che oggi testimoniera’ al Congresso. Il testo del suo discorso e’ stato gia’ diffuso e sostanzialmente in esso Yellen ribadisce come il rialzo dei tassi sara’ “graduale” e associato all’andamento dei dati macroeconomici in arrivo. E anche se lo scorso dicembre c’e’ stata la prima stretta dal giugno 2006, la politica monetaria in Usa “resta accomodante”.
Nulla di nuovo, dunque, anche se il governatore riconosce che la debolezza delle economie estere potrebbe frenare gli Usa e che le incertezze riguardanti la Cina hanno creato volatilita’ sui mercati finanziari globali. Ora il mercato spera in dichiarazioni più “dovish” di queste quanto Yellen sara’ tenuta a rispondere alle domande dei deputati.
Nel dettaglio, secondo il numero uno della Fed:
“L’outlook economico e’ incerto. Gli sviluppi economici all’estero pongono rischi alla crescita economica degli Usa. In particolare, anche se gli indicatori economici recenti non suggeriscono un forte rallentamento della crescita cinese, i declini nel valore del renminbi hanno intensificato l’incertezza sulla politica dei tassi di cambio in Cina e le prospettive per la sua economia”.
Per il governatore,
“questa incertezza ha portato a un aumento della volatilita’ nei mercati globali finanziari e, con sullo sfondo una persistente debolezza all’estero, ha esacerbato le preoccupazioni per le prospettive della crescita globale. Queste preoccupazioni hanno contribuito al recente calo dei prezzi del petrolio e di altre materie prime. In cambio, prezzi bassi delle materie prime potrebbero fare scattare tensioni finanziarie nelle economie che le esportano, specialmente quelle nei mercati emergenti vulnerabili, e tra le aziende produttrici di materie prime in molti Paesi”.
Yellen avverte:
“Se questi rischi al ribasso dovessero materializzarsi, l’attivita’ all’estero e la domanda di beni Usa potrebbe indebolirsi e le condizioni dei mercati finanziari potrebbero essere ancor piu’ stringenti”.
L’attenzione è molto alta, dal momento che i mercati sono confusi sulla direzione dei tassi, complici le incognite sull’economia globale, il tonfo del petrolio, la frenata della Cina e un generale la crisi dei mercati emergenti. Si aggiunge il continuo bagno di sangue che ha travolto i mercati finanziari, e le preoccupazioni crescenti sulle banche dell’Eurozona.
Goldman Sachs cerca di calmare gli animi, sottolineando che i mercati del credito stanno “chiaramente prendendo nota dei rischi sistemici”.
Per la banca Usa l’accesso ai capitali da parte delle banche europee e le pressioni sui finanziamenti di breve termine a cui fanno fronte sono comunque “molto meno critici” di quanto è accaduto durante la crisi dei debiti sovrani che ha colpito l’Eurozona sette anni fa. Così Charles Himmelberg, responsabile della strategia sul credito globale di Goldman Sachs:
“Comprendiamo il motivo per cui i mercati possano essere preoccupati. A seguito della crisi finanziaria globale, le banche europee non hanno avviato un processo di deleveraging come quello avviato invece dalle banche americane. E’ certamente non saggio minimizzare i rischi sistemici, dal momento che i timori sistemici, una volta presenti, possono auto-avverarsi e diventa poi difficile ribaltarli“.
Il contesto attuale haportato Goldman Sachs a considerare gli effetti dell’aumento della volatilità sulle sue raccomandazioni “Top Trade”.
L’effetto è che dalla lista è stato eliminato il consiglio consigli di puntare long sui bond italiani a cinque anni contro i bond tedeschi a stessa scadenza e il suggerimento di scommettere sui guadagni dei titoli bancari Usa contro quelli dello S&P 500.
Focus sulle quotazioni dell’oro, che ritracciano dopo aver testato quota $1.200 questa settimana, per la prima volta dallo scorso giugno. I contratti cedono mezzo punto percentuale e viaggiano attorno a $1.183,60 l’oncia.
Sul mercato dei cambi, l’euro che ieri aveva bucato al ribasso la soglia di $1,11, torna a oscillare sopra l’area di $1,12.
Nonostante un calo a sorpresa delle scorte settimanali in Usa, il petrolio ha chiuso la seduta al Nymex in ribasso. Il contratto a marzo ha lasciato sul terreno 49 centesimi, l’1,8%, a 27,45 dollari al barile. Il governo americano ha comunicato oggi che le scorte sono scese nell’ultima settimana di 754.000 barili contro attese per un incremento di 3,7 milioni di barili. Gli analisti hanno fatto notare una contrazione pari a 1,1 milioni di barili importati nel periodo, cosa che puo’ spiegare il declino del dato. I prezzi del greggio sono balzati subito dopo la diffusione del dato ma poi sono tornati a perdere quota. D’altra parte le scorte di petrolio e di derivati sono salite in 11 delle ultime 14 settimane. E le scorte mondiali continuano a essere eccessive.