NEW YORK (WSI) – Chiusura contrastata per Wall Street. Incerti per gran parte della giornata, i listini Usa si sono indeboliti non appena il petrolio ha annullato il rally visto nel durante e ha virato in negativo. Come nel caso del greggio, che ha chiuso in ribasso dello 0,9% a 32,78 dollari al barile, anche l’azionario archivia la seconda settimana di fila di rialzi.
Si e’ esaurito l’effetto positivo dato dalla seconda lettura del Pil Usa del quarto trimestre 2015, cresciuto dell’1% contro attese per una revisione al ribasso a un +0,4% da un +0,7%.
Intanto sembrano crescere le probabilita’ di una stretta da parte della Federal Reserve nella sua riunione di fine anno.
Nel finale, il Dow Jones perde dello 0,34% a 16.640 punti, il Nasdaq aumenta dello 0,17% a 4.590 punti mentre lo S&P 500 scivola dello 0,19% a 1.948 punti.
Sul fronte macro, fari sull’indice sulla fiducia dei consumatori calcolato dall’Universita’ del Michigan e’ salito a 91,7 punti in febbraio rispetto ai 90,7 della rilevazione di meta’ mese. Il dato, pur inferiore ai 92 punti di fine gennaio, e’ migliore delle attese degli analisti, che si attendevano una lettura a quota 91 punti.
Segnali di accelerazione dell’inflazione. L’indice dei prezzi per le spese per i consumi personali e’ infatti salito in gennaio dello 0,1% su mese ma dell’1,3% su anno, in deciso rialzo rispetto al +0,7% tendenziale calcolato in dicembre. Si tratta del livello piu’ alto dall’ottobre del 2014.
Al netto delle componenti volatili, l’indice core e’ salito dello 0,3% su mese dell’1,7% su anno, la miglior performance da luglio 2014. Questo dato, sebbene segni il 45esimo mese consecutivo in cui l’inflazione negli Usa rimane sotto il target del 2% perseguito dalla Fed, avvicina la possibilita’ di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce nel corso dei prossimi mesi. In calo invece del 5,2% in gennaio su anno i prezzi dell’energia
La settimana si conclude con gli acquisti che hanno caratterizzato i Treasuries Usa, con quelli decennali orientati a riportare la quinta settimana consecutiva di rialzi, la fase positiva èpiù duratura degli ultimi 13 mesi. Incidono le preoccupazioni sull’impatto che le turbolenze finanziarie avranno sulla crescita economica globale.
Sul valutario euro piatto sul dollaro sopra la soglia di $1,10, mentre il rapporto dollaro/yen è in calo sotto JPY 113.
Tra le materie prime, il petrolio ha finito in calo una seduta particolarmente volatile. Arrivato a guadagnare fino al 4,9%, il contratto ad aprile ha lasciato sul terreno lo 0,9% a 32,78 dollari al barile. In settimana il guadagno e’ stato di oltre il 3%. Come era prevedibile, e’ venuto meno l’entusiasmo degli investitori in vista di un possibile accordo sulla produzione tra i Paesi produttori.
Ieri quell’entusiasmo era stato riacceso dalla notizia che Russia, Venezuela, Qatar e Arabia Saudita si incontreranno a marzo per discutere di un congelamento della produzione. Peccato che per entrare in vigore, un’intesa di quel tipo dovrebbe essere appoggiata da altre nazioni come Iran e Iraq, che non sembrano intenzionate a ridurre la loro produzione. Soltanto martedi’ scorso, da Houston, il ministro petrolifero di Riad aveva escluso un taglio alla produzione mandando a picco le quotazioni.
Le scorte mondiali intanto restano in eccesso. Il fatto che il numero delle trivelle petrolifere attive negli Stati Uniti sia calato per la decima settimana di fila (-13 unita’ a 400, minimi di fine 2009) non e’ bastato a sostenere i prezzi. E’ finita comunque la seconda settimana di fila in rialzo.
Oro in crescita, +0,41%, a $1.237,94.