Società

Wall Street, Goldman Sachs: “dimenticate rendimenti stellari, avanti piano nei prossimi dieci anni”

Fine della festa per l’azionariato Usa, o quasi. Secondo Goldman Sachs è improbabile che la Borsa americana mantenga la performance superiore alla media registrata negli ultimi dieci anni. Questo perché gli investitori punteranno su altri asset, tra cui le obbligazioni. Secondo un’analisi condotta dalla banca d’affari, l’indice S&P 500 dovrebbe registrare un rendimento nominale annualizzato di appena il 3% nei prossimi 10 anni. Una percentuale che si confronta con il 13% dell’ultimo decennio e con una media di lungo termine dell’11%.

Le stime di Goldman Sachs

Per i prossimi dieci anni, gli strategist vedono inoltre una probabilità del 72% circa che il benchmark mostri un andamento di crescita inferiore a quello dei titoli del Tesoro e una del 33% che sia inferiore all’inflazione.

I titoli azionari statunitensi hanno registrato un’impennata dopo la crisi finanziaria globale, prima grazie ai tassi d’interesse prossimi allo zero e poi grazie alla scommessa sulla ripresa della crescita economica.  Tuttavia, il rimbalzo del 23% di quest’anno, che ha portato la Borsa Usa ad aggiornare i record storici,  si è concentrato in una manciata di titoli tecnologici.

Anche se il rally dovesse rimanere concentrato, lo S&P 500 registrerebbe rendimenti inferiori alla media di circa il 7%.

L’ultimo sondaggio Bloomberg Markets Live Pulse ha mostrato che gli investitori si aspettano che il rally dell’azionario statunitense si estenda fino all’ultimo tratto del 2024. La forza dei risultati della Corporate America è considerata più determinante per la performance del mercato azionario rispetto a chi vincerà le elezioni presidenziali statunitensi o persino al percorso politico della Federal Reserve.

Dove andrà Wall Street nei prossimi mesi

Dopo i record della scorsa settimana, la Borsa Usa ha archiviato la seduta di ieri in rosso. L’S&P 500 è scivolato dello 0,18% a 5.853,98. Il Dow a 30 titoli ha perso 344,31 punti, pari allo 0,8%, chiudendo a 42.931,60 e interrompendo una serie di tre giorni di sedute positive. Si salva solo il Nasdaq Composite, che sale dello 0,27% a 18.540,01 punti.

Gli investitori si mostrano prudenti in attesa delle elezioni Usa, in calendario il 5 novembre, ma anche per l’aumento repentino dei rendimenti del Tesoro, l’incertezza sul ritmo dell’allentamento della politica della Federal Reserve e, non ultimo, per l’escalation dei rischi geopolitici in Medio Oriente.

Secondo Ross Mayfield, investment strategist di Baird, nelle prossime settimane non è dunque escluso un ritorno alla volatilità. Anche se in un “orizzonte temporale di tre o sei mesi” l’esperto si dice “ottimista alla luce di un ridimensionamento dei tassi, un atterraggio morbido dell’economia e un buon andamento degli utili” della Corporate Usa.

Un view positiva sul mercato arriva anche da UBS. Nonostante, le valutazioni elevate, gli analisti della banca elvetica si aspettano che lo S&P 500 raggiungerà 6.200 punti entro giugno 2025. Tutto questo grazie ad una serie di fattori che vanno dal miglioramento delle prospettive di crescita, passando dagli utili, fino ad arrivare alla politica espansiva e alle prospettive brillanti per il settore dell’Intelligenza artificiale.