(articolo in continuo aggiornamento)
Si avvitano al ribasso gli indici azionari Usa, l’effetto volano del crollo cinese (-9,2%) e del crollo dei beni durevoli a gennaio in America (-7.8%) si sta facendo sentire con forza. E sul fronte geo-politico ha fatto sensazione anche il tentativo di assassinio del vice Presidente degli Stati Uniti Dick Cheney in Afghanistan. A poco meno di mezz’ora dalla chiusura il Dow Jones Industrial arretra del 3.32% a 12212, l’S&P500 scende del 3.31% a 1401, il Nasdaq perde il 3.49% a 2417.
L’indice industriale e’ arrivato a segnare una perdita di oltre 500 punti, dopo essere scivolato improvvisamente di 200 punti in meno di 5 minuti.
Le vendite massicce in tutta Europa, con l’S&PMIB di Milano a -2,88 e il CAC 40 di Parigi a -3.02% (il Vecchio Continente ha bruciato in un solo giorno 272 miliardi di euro di capitalizzazione) hanno depresso ulteriormente la borsa americana, innescando la peggiore giornata da molti trimestri a livello globale su tutte le borse mondiali.
Venditori e short sono scesi in forze sul mercato. Per quanto riguarda l’indice Dow Jones Industrials, tutte e 30 le blue chip sono in rosso, con in testa General Motors ([[GM]]), segue il colosso dell’alluminio Alcoa ([[AA]]) e il gigante telecom Verizon ([[VZ]]). L’S&P500 si avvia a riportare la prima serie negativa di cinque sedute consecutive degli ultimi tre anni, e la prima performance mensile in rosso dal giugno 2006. Per l’S&P500 si tratta del peggior calo intraday dal 19 maggio 2003. Solo 4 titoli dell’indice sono in positivo.
Il tecnologico Nasdaq e’ sottoposto a una forte pressione di vendita, con punti deboli Apple ([[AAPL]]), Intel ([[INTC]]), Qualcomm ([[QCOM]]) e Yahoo! ([[YHOO]]). Una flessione giornaliera di queste dimensioni non la si vedeva dal 24 settembre 2003.
A segnare la seduta di vendite a Wall Street ci aveva pensato prima dell’avvio delle contrattazioni il brutto dato macroeconomico comunicato oggi, gli ordini di beni durevoli (cioe’ frigoriferi, televisori, computer, lavatrici, lavastoviglie) letteralmente crollati a gennaio con -7.8%.
Dai primi commenti a caldo nelle banche d’affari di New York, si capisce che gli operatori sono pronti a considerare un generale forte rallentamento dell’economia americana nei prossimi trimestri, con le ovvie conseguenze sul fronte dei tassi di interesse (vedi i dettagli in Target News). Il che fa sembrare profetiche le parole di ieri dell’ex presidente della Fed Alan Greenspan sui rischi di una recessione a fine anno.
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Ulteriori pressioni di vendita sono state anche originate dall’instabile situazione geopolitica. Un Kamikaze talebano si e’ fatto esplodere in una base Usa situata a 60 km da Kabul, provocando decine di morti. Tra gli obiettivi c’era il vice presidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, rimasto illeso.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico il petrolio dopo un avvio fiacco, ha registrato un’impennata e quota poco dopo la meta’ seduta sui massimi di periodo, verso quota $62. Nelle contrattazioni elettroniche i futures con consegna aprile sono in rialzo dello 0.62% a $61.77.
Sul valutario l’euro e’ in forte progresso su un dollaro indebolito per via del sell-off sull’azionario; l’ultima quotazione era di 1.3244. In netto rialzo i titoli di Stato Usa, considerati un rifugio sicuro in fase di turbolenza dei mercati: il prezzo del benchmark, il Titolo del Tesoro a 10 anni, e’ in crescita di 13/32 mentre il rendimento e’ sceso al 4.58%, minimo degli ultimi 2 mesi. Il Treasury a 30 anni sale di 22/32 con il rendimento al 4.68%.