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WALL STREET IN CORREZIONE: -10% DAL TOP DI OTTOBRE

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I listini azionari americani sono tornati a cedere terreno pressati ancora una volta dai timori sulla crisi del credito, dalla debolezza del dollaro e dal nuovo record del greggio ad un soffio dai $100. Il Dow Jones ha ceduto l’1.62% a 12799, il Nasdaq e’ arretrato dell’1.33% a 2562 (dopo essere arrivato a perdere oltre il 2%), l’S&P500 ha perso l’1.59% a 1416. Quest’ultimo si e’ portato al di sotto del livello di chiusura del 2006 di 1418 punti, quindi per quest’anno e’ in rosso. Sia il Nasdaq che l’S&P500 sono in ribasso di oltre 10 punti percentuali (ribasso che tecnicamente e’ considerato una correzione) dai massimi toccati lo scorso 10 ottobre. L’indice industriale e’ ai minimi di 7 mesi. E’ evidente come la volatilita’ sia ancora molto forte, mentre gli investitori istituzionali si rifugiano sui titoli di stato.

Senza dubbio sul sentiment degli operatori continua a pesare il “credit crunch”, che sta mettendo in serie difficolta’ molte istituzioni finanziarie. Il ministro del Tesoro Usa Henry Paulson prevede che il numero delle potenziali insolvenze “sarà decisamente più alto” nel 2008 rispetto a quest’anno, insistendo quindi sul fatto che “il peggio deve ancora venire”. Il colosso governativo dei mutui ipotecari, Freddie Mac (FRE), che martedi’ ha riportato perdite trimestrali per $2 miliardi ed un calo del titolo di quasi il 30%, ha continuato a cedere terreno in seguito al downgrade degli analisti. Countrywide Financial (CFC) ha assistito ad un deprezzamento dell’azione dell’8% dopo aver perso gia’ il 15% nella seduta precedente. In rosso anche la banca d’affari svizzera Credit Suisse (CS) penalizzata dal taglio di rating da Neutral a Sell da parte di Goldman Sachs dopo aver anticipato un rallentamento della crescita a livello globale e sollevato seri dubbi sul valore di alcune divisioni.

Da leggere assolutamente il commento di Alessandro Fugnoli:
SUBPRIME: LA COMPONENTE TALEBANA DEL MERCATO VUOLE SANGUE, PIU’ CHE LA VERITA’

“Abbiamo un mercato molto nervoso” ha detto al Wall Street Journal Al Goldman, strategist di A.G. Edwards & Sons a St. Louis. “Stiamo scendendo da sei settimane e quando gli investitori sono nervosi, certo non hanno bisogno che la Fed se ne esca dicendo che la crescita economica nei prossimi due anni sara’ piuttosto modesta”. Alcuni componenti del Dow hanno accusato forti cali, come American International Group, -5.7%, American Express, -4.7%, J.P. Morgan Chase, -2.3%, e Citigroup, che nonostante i forti ribassi delle scorse settimane e’ scesa del 2.1%. Cio’ ha spinto il DJIA molto vicino ad una soglia critica, che consigliamo di studiare attentamente. Ad impensierire gli investitori e’ stato anche l’avvicinamento del greggio alla soglia psicologica dei $100 al barile. I futures con consegna gennaio hanno chiuso in ribasso di 74 centesimi a $97.29 al barile ma durante le contrattazioni “overnight” si erano spinti fino ad un nuovo record di $99.29. Gli operatori hanno preferito intascare i recenti guadagni nonostante i dati sulle scorte si siano rivelati peggiori delle attese.

I dati macro rilasciati in giornata non hanno fornito alcun sollievo agli indici. E’ risultata leggermente superiore alle attese la fiducia dei consumatori, comunque ai minimi livelli degli ultimi due anni, peggiore del previsto il Superindice che ha sollevato non pochi dubbi sull’espansione dell’economia nei prossimi mesi. Nessuna sorpresa dai dati sul mercato del lavoro: la scorsa settimana le nuove richieste di sussidio da parte dei disoccupati sono scese di 11 mila unita’ a quota 330 mila.

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Il calo dell’azionario ha spinto gli investitori a cercare riparo negli investimenti meno rischiosi come i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso fino ad un minimo del 3.99% per poi stabilizzarsi in chiusura a quota 4.024%. Il titolo a 2 anni e’ sceso sotto la soglia del 3% per la prima volta dal dicembre 2004, per poi chiudere a 3.01%.

Sugli altri mercati, sul valutario, l’euro ha aggiornato il record storico sulla continua debolezza del dollaro. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio tra le due valute e’ a quota 1.4863. L’oro e’ avanzato di $7.20 a $798.60 all’oncia.

Ricordiamo che giovedi’ i mercati americani resteranno chiusi per la ricorrenza del Thanksgiving Day, venerdi’ la chiusura sara’ anticipata alle 13:00 ora locale.

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