Continua l’effetto Trump sul mercati azionari Usa. Ieri Wall Street ha archiviato la seduta con un nuovo balzo di 289,83 punti (+0,66%) del Dow Jones, che ha portato l’indice sopra il record storico dei 44 mila punti per la prima volta. Nuovi record anche per lo S&P 500, cresciuto di 5,88 punti (+0,10%), chiudendo per la prima volta sopra i 6.000. Il Nasdaq ha chiuso in rialzo di 11,99 punti (+0,06%).
Titoli in luce
In luce il settore bancario con JPMorgan Chase e Goldman Sachs, che hanno guadagnato rispettivamente l’1% e il 2,2%, guidando i rialzi del Dow Jones. Bank of America e Citigroup hanno chiuso entrambe in rialzo di circa il 2%. Il settore resta sotto i riflettori dopo la vittoria elettorale di Donald Trump la scorsa settimana, poiché gli investitori sperano che il suo ritorno alla Casa Bianca possa portare a una regolamentazione più semplice del settore bancario.
Tesla ha registrato un’impennata di oltre il 9%, incrementando anch’essa il suo guadagno postelettorale, che venerdì ha visto la capitalizzazione di mercato salire sopra i mille miliardi di dollari, grazie a un rally post-elettorale di quasi il 30%. Il titolo di Trump Media ha guadagnato il 4,7%; venerdì, aveva guadagnato il 15%, dopo le rassicurazioni di Donald Trump sul fatto che non venderà le sue quote; dall’inizio dell’anno, il titolo guadagna circa l’80%.
Prevalgono invece i sell tra i titoli tecnologici di grandi dimensioni con Apple ha perso quasi il 2%. Le colleghe Microsoft e Amazon sono scese di circa l’1% ciascuno. Le small cap sono avanzate, con il Russell 2000 che è salito dell’1,47%.
Nel frattempo, sul fronte valutario il dollaro è salito ai massimi degli ultimi quattro mesi rispetto al paniere delle altre maggiori valute al mondo, con l’euro in calo dello 0,63% a 1,065 dollari, il livello più basso da maggio.
Il rally ha i giorni contati?
Ma quello che stiamo osservando oltreoceano è euforia o sano rialzo? Prova a rispondere David Pascucci, analista dei Mercati per XTB, secondo cui “osservando quelli che sono i fondamentali potremmo dire che la fase attuale é più simile ad una fase euforica in quanto indicatori come il Buffett Indicator, indicatore che mette in relazione la capitalizzazione dell’intero mercato azionario americano con il Pil, si trova a oltre il 205%, livelli toccati solamente tra fine anni 60 e inizio anni 70, poi durante lo scoppio della bolla delle dotcom e nel rialzo post-pandemico che ha visto lo storno nel successivo 2022. In pratica sono livelli dai quali stare molto attenti in quanto livelli storicamente molto sensibili a ribassi. Altro indicatore é quello del P/E medio di S&P500 oltre 30, livelli che abbiamo visto solamente prima dello scoppio della bolla delle dotcom e della crisi dei subprime”.