NEW YORK (WSI) – Per il secondo giorno di fila Wall Street ha chiuso in ribasso, complice ancora una volta il rally del dollaro e dalle preoccupazioni per un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. Ieri c’era stato il peggiore sell-off da inizio gennaio.
Nel finale, il Dow Jones ha ceduto 25,88 punti, lo 0,15%, a quota 17.637,06. L’S&P 500 ha perso 3,78 punti, lo 0,19%, a quota 2.040,33. Il Nasdaq ha lasciato sul terreno 9,85 punti, lo 0,2%, a quota 4.849,94.
Gli indici, che avevano aperto la seduta in aumento e si erano mantenuti per gran parte della giornata sopra la parità , si sono indeboliti nell’ultima mezz’ora. Come fa notare Cnbc citando un’analisti storica di Wunderlich, l’S&P 500 ha chiuso in ribasso 19 delle ultime 27 sedute in cui il dollaro ha corso. Prima di allora non c’era alcuna correlazione tra l’indice benchmark e il biglietto verde, segno che il mercato inizia a prendere in considerazione l’effetto negativo di un dollaro forte sull’economia Usa.
Gli investitori aspettano con impazienza la riunione della settimana prossima della Federal Reserve, che potrebbe mostrarsi non più “paziente” in materia di tassi. Intando l’euro continua la sua caduta vicino ai minimi di 12 anni contro il dollaro, effetto del piano di allentamento monetario lanciato lunedì’ dalla Banca centrale europea. Alla chiusura di borsa poi si digerirà l’esito del secondo round di stress test americani.
Allo stato attuale delle cose, stando a quanto riporta il sito Bloomberg, l’indice S&P 500 è in flessione -0,7% dall’inizio dell’anno, e fa peggio di tutti gli altri 23 indici azionari dei paesi avanzati, a eccezione della Grecia. Gli investitori tornano a smobilizzare posizioni sui mercati Usa; stando ai dati di Bloomberg e Investment Company Institute, ben $7,1 miliardi sono stati ritirati in questo trimestre dagli ETF e dai fondi che investono su titoli azionari Usa e $35 miliardi di flussi sono entrati in altri mercati.
A zavorrare Wall Street, il rally del dollaro, che nelle ultime ore ha segnato il record in 12 anni circa nei confronti dell’euro e il massimo in 7 anni e mezzo verso lo yen. L’apprezzamento del dollaro si spiega con l’aumento delle aspettative su un rialzo dei tassi da parte della Fed più imminente delle stime precedenti. Al momento euro/dollaro -1,17% a $1,0572; dollaro/yen +0,29% a JPY 121,48. Euro/franco svizzero -0,35% a CHF 1,0657. Euro/yen -0,81% a CHF 128,41.
Stando a un modello sugli utili creato da Goldman Sachs, un rafforzamento della valuta americana pari a +10% (contro un paniere costituito dalle valute dei principali partner commerciali) si traduce in una flessione degli utili previsti per le aziende quotate sullo S&P 500 di circa 3 dollari per azione.
Nella giornata di ieri, un altro indice di riferimento compilato da Goldman Sachs che comprende 50 società quotate sull’indice Russell 1000 che hanno una maggiore esposizione delle vendite verso l’Europa – in particolare verso le società dell’Europa occidentale e del Nord Europa – è sceso dell’1,8%.
Tra i titoli di società che esportano in Europa, da segnalare United Technologies – nel 2014 il 19% del suo fatturato è arrivato dall’Europa -, il cui titoli ieri ha registrato la perdita peggiore dal novembre del 2011. Se i primi tre mesi del 2015 dovessero concludersi con un calo degli utili dello S&P 500, si tratterebbe del primo periodo di utili negativi dal 2009. E le stime in tal senso non sono affatto positive, dal momento che secondo gli analisti intervistati da Bloomberg, la crescita degli utili per le aziende quotate sullo S&p 500 subirà una contrazione nel primo trimestre del 2015 pari a -5,1%, a fronte di un fatturato in flessione -3%.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio Usa salgono +0,33% a $48,45. Brent -0,11% a $56,33. Oro -0,27% a $1.157. Argento -0,31% a $15,59.