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Wall Street: investitori pronti a scommettere sulla Fed

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New York – Wall Street ha chiuso in lieve rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,46% a quota 11613,53; il Nasdaq e’ cresciuto dello 0,13% a 2579,46 punti. I buy sono cominciati dopo la pubblicazione del dato sugli ordini alle fabbriche che hanno riportato a luglio una performance migliore rispetto alle previsioni.

Tra i singoli titoli, bene così Hewlett Packard (+1,04%) e Adobe Systems (+2,14%). In crescita anche i titoli bancari come Bank of America e JP Morgan, mentre gli energetici salgono per la quarta sessione consecutiva.Sotto pressione invece tra i titoli soprattutto AT&T, dopo la dichiarazione del governo americano di avviare una causa per bloccare la fusione con T-Mobile Usa. At&t cede subito il 3% dopo la notizia, mentre la sua rivale Sprint vola del 10% circa. Tra gli altri titoli del Dow Jones, alle 17 circa ora italiana, balzano Alcoa (+4,13%) e Caterpillar (+3,43%).

Gli investitori rivolgono la loro attenzione a quelle che saranno le prossime mosse della Fed. La sensazione che Ben Bernanke e colleghi faranno qualcosa per risollevare le sorti dell’economia Usa, attraverso un nuovo round di stimoli monetari, è evidente. D’altronde, sono state le stesse minute della Banca centrale Usa a far tornare le speculazioni su un intervento dell’istituto, nel momento in cui hanno fatto riferimento a prospettive economiche in peggioramento.

Per questo motivo, i mercati non hanno reagito negativamente alla pubblicazione, nelle ore precedenti, di alcuni dati no: come quello relativo indice Chicago Pmi – che misura le condizioni di salute dell’attività manifatturiera dell’area di Chicago -, sceso ad agosto a 56,5 punti contro i 58,8 di luglio (il dato è stato comunque migliore delle attese).

Non ha inciso più di tanto neanche il rapporto dell’ADP, che ha messo in evidenza un aumento dei posti di lavoro nel settore privato di 91.000 unità, inferiore alle previsioni di 100.000 unità. Rivisto al ribasso tra l’altro il dato di luglio, dall’aumento di 114.000 unità inizialmente reso noto, a quota 109.000. “Con tutti i ribassi che i mercati azionari hanno sofferto, con il dibattito di Washington e il downgrade del rating sul debito degli Stati Uniti, l’indicatore avrebbe potuto confermarsi peggiore rispetto a quanto è emerso”, hanno commentato gli analisti di BTIG Economics.

Una indicazione confortante è arrivata dal rapporto Challenger. L’analisi, che misura i piani di licenziamenti annunciati, ha segnato ad agosto un calo del 23% rispetto a luglio. I piani dei licenziamenti resi noti dai datori di lavoro degli Stati Uniti hanno colpito infatti 51.114 lavoratori, contro i 66.414 di luglio, che avevano rappresentato il massimo degli ultimi 16 mesi. Tuttavia, gli annunci sono ancora in rialzo del 47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sul fronte del mercato del lavoro, ulteriori indicazioni arriveranno domani con le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione e venerdì con il rapporto sull’occupazione.

L’euro perde nei confronti del dollaro a $1,4416 (-0,17%). La moneta unica accelera al ribasso contro il franco svizzero, a CHF1,1597 (-2%) e arretra contro lo yen a 110,3275 (-0,31%).

Sul fronte delle commodities, i futures sul petrolio salgono dello 0,27% a quota $89,12 al barile. Intanto sono stati resi noti i dati sulle scorte settimanali degli Stati Uniti: le scorte di petrolio crude sono salite di 5,28 milioni di barili, decisamente più dei 500.000 barili attesi, ma le scorte di benzina sono scese di 2,8 milioni di barili (molto di più della flessione attesa, pari a 900.000 barili); infine, le scorte di distillati sono cresciute di 360.000 barili, meno delle 500.000 previste.

Giù anche le quotazioni dell’oro, che scendono dello 0,44%, a quota $1.821,70 l’oncia.