Gli indici americani hanno archiviato la seduta di Wall Street in territorio positvo, spinti dal calo del petrolio, sceso sotto i $65 al barile, e dalle ipotesi avanzate da alcuni analisti relative alla probabile pausa che la Federal Reserve potrebbe fare sul rialzo dei tassi d’interesse. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.78% a 10.678, l’S&P500 lo 0.80% a 1.241, il Nasdaq e’ avanzato dello 0.44% a 2.175. Da evidenziare che nella sessione odierna il NYMEX ha sospeso le contrattazioni alle 08:46 e alle 09:03, ora locale, posticipando l’apertura ufficiale di un’ora in ricordo delle vittime degli attentati dell’11 settembre.
In seguito al disastro causato dall’uragano Katrina, tra gli operatori si’ e’ diffusa l’opinione che la Fed possa interrompere la serie di strette creditizie per consentire all’economia americana di assorbire gli elevati costi senza rallentamenti. Il prossimo meeting della Banca Centrale e’ atteso per il prossimo 20 settembre. Al momento i tassi d’interesse a breve sono al 3.5%. Mantenere tale livello significherebbe non incrementare i tassi sui prestiti sia per i singoli individui che per le aziende.
La spinta ai listini oggi e’ arrivata anche dal comparto energetico, dopo che nella seduta di giovedi’ il petrolio si era riportato sopra i $65. Il contratto future con scedenza ottobre ha chiuso la sessione in ribasso di 41 centesimi a quota $64.08 al barile. Negativa la performance settimanale, in cui la perdita e’ stata di $3.49, circa il 5%.
A mettere sotto pressione i contratti e’ stato principalmente il riavvio delle operazioni negli impianti del Golfo, che erano stati chiusi a causa del passaggio dell’uragano. L’abbassamento delle previsioni sulla domanda mondiale di greggio da parte dell’IEA (International Energy Agency) ha poi pesato maggiormente sulle contrattazioni rispetto ai timori relativi all’avvicinamento di una nuova tempesta equatoriale nella zona in cui si svolgono le operazioni di estrazione. Secondo l’agenzia, la domanda globale di oro nero si affievolira’ come conseguenza di una riduzione dei consumi nei paesi dell’Est, Cina in particolare.
Non hanno sortito effetti di rilievo sull’andamento dei listini, i dati sui prezzi all’importazione e all’esportazione comunicati nell’arco della giornata. Nel mese di agosto i prezzi import negli Stati Uniti sono saliti dell’1.3%, segnando il piu’ marcato aumento dallo scorso marzo. A determinare il rialzo e’ stato in particolare l’incremento dei prezzi petroliferi. Esclusa la componente energetica, infatti, il dato non ha subito alcuna variazione. Sono risultati in calo dello 0.1%, invece, i prezzi export.
Passando alla cronaca societaria, risalta il calo di Intel dopo aver confermato l’outlook per il trimestre in corso nel consueto aggiornamento infratrimestrale. Le attese del pubblico investitore erano per una revisione al rialzo delle stime e il titolo, di conseguenza, ha ceduto oltre il 3%.
Buone, invece, le performance di American International Group, Exxon Mobil e McDonald’s. Il titolo del colosso dei fast food e’ avanzato di oltre il 2% in seguito alla crescita delle vendite nel mese di agosto dovute all’estensione degli orari di apertura e alle modifiche apportate ai menu.
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A livello settoriale ha registrato una buona performance il comparto dei semiconduttori su cui si sono intensificati gli acquisti grazie alle favorevoli previsioni comunicate nell’after hours di giovedi’ da Texas Instruments. Hanno sofferto invece i titoli delle compagnie aeree appensantite ancora una volta dagli elevati prezzi energetici.
Sugli altri mercati, l’euro e’ in leggero recupero sul dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ $1.2412. In buon rialzo l’oro. Il future con scadenza dicembre ha guadagnato $2.30 a quota $453 all’oncia, segnando un nuovo massimo di sei mesi e la settima seduta consecutiva di rialzi. In rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.12% dal 4.14% di giovedi’.