New York – Giù la maschera bangsters. Questa volta ci prova un ex banchiere di Wall Street, uno che faceva parte del club, a gettare un po’ di luce sugli affari che oggi stanno sponsorizzando le grandi banche di investimento d’America ai loro clienti spacciandoli per le nuove opportunità.
Ha la firma di Matt Levine, giornalista della testata statunitense Dealbreaker, lo scoop che riporta d’attualità quella fama di ingordigia dei nuovi seguaci di Gordon Gekko. Ha intervistato un ex banchiere di investimento.
Ebbene è saltato fuori che chi opera a Wall Street lo fa in modo ossequioso con i clienti che hanno intenzione di investire il loro denaro.
Levine ha spiegato che le banche hanno rotto i loro salvadanai, aprendo i cordoni dei finanziamenti alle imprese, incoraggiandole però poi ad emettere azioni e obbligazioni per far cadere loro rete investitori sprovveduti che si lasciano abbagliare da quelle poche informazioni che vengono alla luce.
I ruoli sono chiari: i broker piazzano i titoli, analisti e banchieri impacchettano il tutto al meglio, prima che l’operazione arrivi sul mercato.
Un esempio? Basta leggere tra le righe dell’articolo di Levine per trovarlo: “Quando una società decide di emettere azioni o obbligazioni, le banche di investimento si mettono al lavoro ed eseguono la ‘due diligence’ per assicurarsi che i contabili della società dicano che il bilancio della società è quello che loro dicono essere”.
Ossia quei dati sono un’illusione, un poco più di niente, ma in pochi ancora oggi sembrano aver fiutato il vento.