New York – Chiusura in territorio negativo per i principali indici azionari statunitensi. Pesano ancora una volta i timori relativi all’incombente “fiscal cliff” dopo che il Presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano John Boehner, ha detto di non fidarsi delle promesse del presidente Obama sulla riduzione delle spese pubbliche. Il Dow Jones ha perso lo 0,56% a 13.171 punti, il Nasdaq Composite lo 0,72% a 2.992 e l’ S&P 500 lo 0,66% a 1.419 punto. Non solo. A deprimere gli indici statunitensi ha contribiito il taglio dell’outlook del Regno Unito a negativo da parte di S&P.
A livello di singoli titoli, male Apple che ha lasciato sul terreno l’1,7%. La società della mela ha ripristinato Google Maps su iPhone e iPad dopo il fallimento del proprio servizio di navigazione satellitare.
Deludenti a novembre le vendite al dettaglio, salite solo dello 0,3% contro il +0,4% atteso dagli analisti. Il dato ha recuperato tuttavia rispetto al mese precedente, sulla scia della forte domanda di auto e di altri beni di consumo. Esclusa la componente auto, l’indicatore ha riportato infatti una performance piatta. Da segnalare che negli ultimi 12 mesi, le vendite al dettaglio sono salite +3,7%.
Nello stesso mese, più forte delle attese il calo dell’
indice dei prezzi alla produzione.
Segnali di stabilizzazione del mercato del lavoro – a seguito del passaggio dell’uragano Sandy – sono arrivati con le richieste di sussidi che nell’ultima settimana sono scese di 29 mila unità a 343 mila richieste, avvicinandosi ai minimi dell’anno.
Rese note infine le scorte di magazzino delle aziende, salite +0,4% a ottobre, a un ritmo inferiore rispetto al +0,7% del mese precedente, ma in linea con le attese.
“I dati economici sono tutto sommato positivi, tuttavia gli investitori sono ancora ansiosi di capire come si evolveranno le trattative (per il precipizio fiscale) in corso a Washington – ha commentato Peter Jankovskis, co-responsabile degli investimenti presso Oakbrook Investments, società americana con sede nell’Illinois – Assisteremo a un mercato che si muoverà all’interno di un range fino a quando non sapremo qualcosa di definitivo”.
L’azionario europeo, intanto, ha interrotto la fase positiva che dura ormai da otto sedute. Anche le materie prime accusano cali, mentre il dollaro si sta pian piano rafforzando. Il tutto sulle speculazioni che la decisione di Bernanke di agganciare le scelte di politica monetarie all’occupazione e non piu’ all’inflazione fa pensare a un rialzo dei tassi piu’ ravvicinato del previsto.
Si tratta di una svolta storica, che da’ bene l’idea di quanto grave, nonostanti gli ultimi dati abbiano mostrato miglioramenti, sia ancora la situazione occupazionale per la maggiore economia al mondo.
In dicembre sinora l’S&P 500 ha guadagnato terreno (+0,9%), un rialzo che ha consentito all’indice allargato di portare al 14% la crescita di valore nel 2012. La media di rialzi registrati nelle sedute positive e’ stata dell’1,5% in dicembre, il secondo migliore tasso dell’anno dopo luglio.
L’annuncio di nuovi stimoli monetari per diversi miliardi di dollari al mese ($45 miliardi a partire da gennaio) ha avuto un impatto positivo di breve durata sulle classi di asset ad alto rendimento, dal momento che era ampiamente previsto dai mercati.
In ambito valutario, l’euro +0,05% a $1,3079. Dollaro/yen +0,30% a JPY 83,50. Euro/yen +0,43% a JPY 109,33. Occhio al target di medio periodo.
Sul fronte delle commodities, commodities, i futures sul petrolio -0,47% a $86,36 al barile, quotazioni oro -1,34% a $1.694,80. Tassi sui Treasuries a 10 anni in rialzo all’1,726%.
COLLOQUI FISCAL CLIFF IN STALLO:
I MARKET MOVER DI OGGI
OPINIONE: OUTLOOK MERCATI