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WALL STREET: PEGGIORE SETTIMANA DAL 2004

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Pressati dalle preoccupazioni sul comparto del credito e da alcune deludenti trimestrali i listini americani hanno chiuso in ribasso per la quarta volta questa settimana. Ad essere preso di mira da ribassisti e short e’ stato anche oggi il settore tecnologico. Il Nasdaq Composite ha ceduto il 2.52% a 2627. Il listino high-tech ha totalizzato un ribasso del 7% in soli 3 giorni: si tratta del peggiore calo dal 2002. La performance settimanale (peggiore da marzo) e’ pari a -6.5%, l’indice hi-tech e’ adesso a -8% rispetto al massimo di quota 2.859.12 toccato il 31 ottobre, che e’ anche il top dalla fine del 2000. Il Dow Jones ha ceduto l’1.70% a 13041 (-4.10% in settimana), l’S&P500 l’1.44% a 1453 (performance settimanale pari a -3.00%).

Per Owen Fitzpatrick, responsabile dell’equity group Usa di Deutsche Bank, per assistere ad un recupero dell’azionario e’ necessario che il comparto tecnologico torni a rivestire la leadership del mercato. Nella seduta di giovedi’ il Nasdaq era arrivato a segnare una perdita intraday del 3.5% pressato dall’outlook poco incoraggiante di Cisco Systems (CSCO). A mettere nuove pressioni all’intero comparto e’ subentrato l’annuncio di Qualcomm (QCOM), azienda specializzata nelle tecnologie wireless, che ha previsto utili e ricavi deludenti per il prossimo anno fiscale. L’azione ha ridotto le perdite a -3.90% in chiusura dopo essere arrivata a segnare un calo di quasi 7 punti percentuali.

Tra gli altri titoli hi-tech, hanno continuato a soffrire particolarmente il colosso Internet Google (GOOG), in ribasso di quasi il 10% dai massimi storici di $747 toccati in avvio di settimana, il gigante informatico Apple (AAPL) -5.75%, e Amazon.com (AMZN) -4.34%. Il componente del Dow Jones IBM (IBM) e’ arretrato del 5% circa.

Le pessime previsioni offerte negli ultimi giorni dalle societa’ tecnologiche evidenziano come le condizioni di concessione del credito creatisi negli ultimi mesi stiano influendo negativamente sulle attivita’ aziendali. Sara’ interessante valutare l’impatto che avranno sulla spesa dei consumatori, gia’ alle prese con gli elevati prezzi energetici

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A sollevare preoccupazioni continuano ad essere anche le condizioni del settore creditizio. La crisi scoppiata la scorsa estate sembra destinata a proseguire nei prossimi mesi. Dopo Citigroup (C) e Merrill Lynch (MER), Wachovia (WB), la quarta banca americana, ha annunciato perdite di $1.1 miliardi nel mese di Ottobre a causa delle turbolenze dei mercati finanziari. Anche in questo caso a pesare sui risultati dell’azienda e’ stata l’esposizione al rischioso business dei mutui subprime. Il titolo ha chiuso in rialzo dello 0.50% grazie ad un tentativo di rally dell’intero comparto materializzatosi nell’ultima ora di scambi, ma in avvio e’ arrivato a perde piu’ del 4%. Sempre per via di presti a rischio, nell’after hour e’ stato colpito dai sell ed e’ crollato il titolo E*Trade (-13%), sia per risultati inferiori alle stime, sia per via di un’indagine della Sec (Securities & Exchange Commission) sui $3 miliardi del portafoglio titoli in mortgage-backed securities del broker online.

Intanto il “credit crunch” ha iniziato a produrre effetti negativi anche al di fuori degli Stati Uniti. Barclays PLC, terza banca inglese, potrebbe aver riportato massicce svalutazioni (si parla di $10 miliardi) nell’ultimo trimestre. Un portavoce della banca ha negato tali rumors ma il titolo e’ arrivato a deprezzarsi di oltre il 9% sulla piazza di Londra. A Wall Street il titolo ha ceduto il 3.40%.

Limitato l’impatto dei contrastati dati macro diffusi in giornata. Il deficit della bilancia commerciale si e’ ritretto dello 0.6% nel mese di settembre, ai minimi livelli di due anni. Negativa la lettura dei prezzi alle importazioni, schizzati dell’1.8% ad ottobre, ben oltre le attese (+1.2%). L’indicatore rende piu’ difficili le decisioni sui tassi d’interesse da parte della Fed, gia’ dettasi preoccupata sull’accelerazione delle pressioni inflazionistiche. E’ risultata in calo, ai peggiori livelli di 13 mesi, infine, il dato sulla fiducia dei consumatori stilato dall’universita’ del Michigan. Il dato e’ stato giudicato particolarmente negativo dagli analisti perche’ giunto proprio in un momento dell’anno cruciale per il settore delle vendite.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico il petrolio ha ripreso a guadagnare terreno. I futures con consegna dicembre sono avanzati di 86 centesimi a $96.32 al barile spinti dai disordini geopolitici in Pakistan che potrebbero comportare ritardi nelle spedizioni di greggio.

Sul valutario, euro stabile rispetto al dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4672. In lettera l’oro. I futures con scadenza dicembre sul metallo prezioso sono arretrati di $2.80 a $834.70 all’oncia. In progresso infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.2250% dal 4.2710% di giovedi’.

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