Wall Street archivia la peggiore seduta da tre settimane e la peggiore settimana degli ultimi tre mesi, complici rinnovati timori sulla crisi del debito sovrano irlandese e un atteso rialzo dei tassi in Cina che ha mandato a picco il listino a Shanghai (-5.2%). L’incertezza ha spinto all’insu’ del 10% il Vix, l’indice della paura che si muove in modo inverso ai listini.
Il Dow ha perso lo 0.80% (-90.52 punti) a 11192.58, giu’ dell’1.46% a 2518.21 (-37.31 punti) mentre l’S&P 500 ha ceduto l’1.18% a 1199.21 (-14.33 punti).
Interrotta la serie di 5 settimane consecutive di rialzi. da lunedi’ il Dow ha fletturo del 2.2%, -2.4% il Nasdaq. Il settore finanziario ha perso il 4%, giu’ del 3% tech e industriali.
Il sell-off a New York e’ arrivato a rompere importanti livelli tecnici (l’S&P 500 e’ sceso sotto quota 1200) facendo passare in sordina il dato preliminare della fiducia dei consumatori a novembre, tornata ai massimi di giugno.
Il CRB Commodity Index (-3.2%) ha registrato la peggiore giornata in un anno. Soltanto a inizio settimana aveva toccato i massimi di 24 mesi. L’oro ha lasciato sul terreno $37.80 a $1365.50, l’argento ha perso $1.415 a $25.99, il rame ha terminato le contrattazioni a $3.8935 (-12.9 centesimi di dollaro), -5.2% per l’argento a $25.99. I futures sul greggio con scadenza dicembre hanno bruciato $2.93 (-3.9%) a $84.88, minimo dal 3 settembre.
Tra le materie prime agricole, si segnala il tonfo dello zucchero (-11.6%, maggior calo dal 2002), complice una revisione al rialzo del 65% dei margini richiesti dall’ICE Futures Exchange ($4970 per contratto), operativi dal 15 novembre, e voci secondo cui l’Unione Europea punterebbe a spingere le esportazioni.
Non sono mancati dal fronte societario spunti positivi, soprattutto dal comparto tecnologico ma comunque insufficienti a sostenere il mercato: il produttore di chip NVIDIA (NVDA) ha registrato conti migliori delle attese mentre Intel (INTC) ha alzato del 15% il suo dividendo.
Sul fondo e’ rimasto infatti lo spettro di ulteriori manovre restrittive della banca centrale della Cina nel corso del fine settimana per contrastare l’inflazione galoppante: a ottobre ha raggiunto il top di 25 mesi. Fonti vicine al governo comunista fanno sapere che per alcune banche del paese ci potrebbe essere un rialzo (sarebbe il quarto nel 2010) dell’1% della riserva obbligatoria (attualmente i tassi sulle riserve minime obbligatorie sono al 17.5% per alcuni istituti, livello stabilito a ottobre quando fu deciso un ritocco all’insu’ di 50 punti base).
Le borse europee hanno aperto in simpatia a quelle asiatiche (Nikkei -1.4%, Hang Seng -1.9%, Shanghai -5.2%, Sensex -2.1%) ma le tensioni dal fronte irlandese si sono attenuate facendo si che gli indici riducessero le loro perdite. A Milano il FTSE Mib ha chiuso a 20829.83 (-0.13%), meglio di Londra (-0.32%) e Parigi (-0.97%). Segno positivo per Francoforte (+0.17%), Madrid (+0.76%) e Lisbona (+0.5%). Voci di un piano di salvataggio da 80 miliardi di euro hanno messo a inizio giornata mandato il mercato in fibrillazione ma il ministro delle finanze di Dublino ha smenti i rumors a cui si sono aggiunte le rassicurazioni della Commissione Europea, che a sua volta nega di avere ricevuto richieste di soccorso per Dublino. Certo e’ che le banche irlandesi qualche problemino ce l’hanno: hanno continuato a bussare alle porte della Bce tra settembre e ottobre tanto che i prestiti ottenuti dall’Eurotower sono aumentati di 10 miliardi di euro arrivando a 130 miliardi al 29 ottobre.
Un’effetto comunque calmierante si e’ visto sui cds. Il costo per difendersi da un rischio fallimento del debito emesso dall’Irlanda e’ calato del 9.95% (sui titoli a 5 anni ) Giu’ dell’8.54% sull’equivalente portoghese, -5.81% per l’Italia, -5.3% per il quinquennale spagnolo, -1.61% per quelli greci. Si segnala anche un restringimento dello spread tra Btp e Bund tedesco, nel corso della giornata arrivato a nuovi massimi.
Nulla di fatto dal G20, nonostante i commenti dei protagonisti siano stati positivi: i leader si sono impegnati a mettere in piedi, con la collaborazione del Fmi, alcune linee guida per individuare gli squilibri commerciali che richiederanno poi azioni preventive e correttive da prendere. I progressi verranno discussi nella prima metà del prossimo anno.
Per quanto riguarda il mercato obbligazionario Usa, oggi e’ stato il primo giorno in cui la banca centrale americana ha effettuato l’acquisto di Treasury per un valore da $6-8 miliardi come parte del secondo round di quantitative easing. C’e’ stato pero’ un piccolo giallo: l’operazione doveva concludersi alle ore 11:00 a NY (le 17:00 in Italia) ma c’e’ stato un ritardo di almeno mezz’ora dando l’occasione ai cospirazionisti di alimentare le proprie tesi secondo cui Ben Bernanke sarebbe tornato sui sui passi a proposito di Quantitative easing alla luce di alcuni recendi dati macro migliori delle attese (vedi assunzioni e fiducia). In realta’ Wall Street non ha creduto a questa ipotesi: alcuni spunti positivi non sono stati ritenuti sufficienti per cambiare in modo repentino i piani di lungo termine della Fed. E infatti, la Fed ha realizzato la prima operazione di acquisto di Treasury del QE2 da $7.229 miliardi. I dealer hanno offerto alla Fed bond per $29.039 miliardi. La portavoce della Fed di NY, Deborah Kilroe, ha comunicato che il ritardo e’ stato dovuto a problemi tecnici.
Il decennale chiude con un rendimento in calo di oltre un punto al 2.79%, al 4.28% il trentennale. Il differenziale, lunedi’ scorso arrivato al record di 164.2, chiude a 149.9. Lo spred tra i titoli a due e 10 anni in una settimana si e’ allargato arrivando a 226.4 da 216.1.