Giornata nel segno delle vendite a Wall Street, con gli indici pesantemente in territorio negativo, al punto che al New York Stock Exchange e’ scattato il blocco delle contrattazioni computerizzate, una misura studiata per ammortizzare il ribasso in fase di cali pronunciati. Ma il “collare” non e’ servito abbastanza, visto che il Dow Jones ha perso 362 punti arretrando del 2.60% a 13567 (quarto peggior ribasso percentuale del 2007), l’S&P500 ha lasciato sul campo il 2.65% a 1508, il Nasdaq ha ceduto il 2.25% a 2794. Grandi broker e operatori istituzionali vogliono ora vedere come si comportera’ il mercato venerdi’, per capire se siamo di fronte ai preludi di quella forte correzione prevista (e auspicata) da molti ribassisti.
A dare la stura ai sell, movimento amplificato dalla pressione degli short, sono state le rinnovate preoccupazioni sulla crisi nel comparto creditizio (il credit crunch esploso in agosto), l’opinione sempre piu’ diffusa tra gli operatori di un probabile stop alla politica accomodante da parte della Banca Centrale Usa dopo l’ultimo taglio di mercoledi’ 31 ottobre pari a 25 punti base, nonche’ il nuovo massimo assoluto stabilito dal petrolio, schizzato oggi sopra i $96 al barile.
Nonostante il relativo supporto giunto dal recente taglio dei fed funds, l’intero comparto finanziario continua a risentire delle pesanti conseguenze della crisi del credito scoppiata in estate coi mutui subprime e il calo del comparto immobiliare. A risvegliare i timori di una continuazione del “credit crunch” sono stati oggi i commenti negativi espressi sul colosso bancario Citigroup (C), banca “numero 1” negli Stati Uniti. L’istituto di credito ha visto tagliarsi il rating da parte degli analisti di CIBC World Markets a causa di preoccupazioni sul pagamento del dividendo. Anche Credit Suisse ha rivisto al ribasso sia il giudizio che il prezzo obiettivo del gigante bancario Usa, il cui titolo ha ceduto oltre il 7% scendendo ai minimi di 4 anni. Timori sono stati sollevati in ambienti borsistici a New York anche per le annunciate svalutazioni pari a un valore di $1.9 miliardi a carico della banca d’affari svizzera Credit Suisse (CS). Il settore bancario ha lasciato sul terreno il 5%: e’ stata la peggiore performance giornaliera degli ultimi 5 anni.
A mettere sotto pressione i listini e’ stata anche la deludente trimestrale del big energetico Exxon Mobil (XOM), componente del Dow Jones, che ha riportato un calo del 10% dei profitti netti. Il ribasso del 3.5% del titolo ha influito significativamente sull’indice industriale DJIA, visto il peso percentuale di XOM. Tra le 30 blue chip del Dow Jones, solo Microsoft (MSFT) e’ riuscito ad avanzare, forte della strepitosa trimestrale riportata nei giorni scorsi.
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Il nuovo record del petrolio non ha aiutato i listini azionari. Dopo essersi spinti vicino ai $95 nella seduta di mercoledi, nelle contrattazioni elettroniche i futures sul greggio con consegna dicembre sono balzati ad un nuovo massimo storico di $96.24; le quotazioni si sono poi raffreddate durante l’arco della seduta per poi chiudere in ribasso di $1.04 a $93.49. La sensazione e’ che il prezzo del greggio sia destinato a spingersi fino alla soglia psicologica dei $100 al barile nei prossimi giorni. Per molti analisti si tratta di una bolla causata dalle speculazioni dei trader: al momento sembrano infatti mancare i fondamentali per giustificare un cosi’ elevato prezzo dell’oro nero.
I dati macro rilasciati in giornata hanno avuto un impatto poco rilevante sulle contrattazioni. Le richieste di sussidio da parte dei disoccupati sono risultate in calo di 6 mila unita’ ad un livello leggermente migliore di quello stimato dagli analisti; sostanzialmente in linea con le attese i dati relativi al reddito e alla spesa personali. Inferiore al consensus e’ risultato l’indicatore relativo al comparto manifatturiero, sceso a 50.9 punti. Ancora molto negativi i dati provenienti dal mercato immobiliare: oggi e’ stata registrata l’esplosione dei pignoramenti di case negli Usa, più che raddoppiati su base annua nel terzo trimestre 2007, a 635.159 unità.
Sugli altri mercati, sul valutario, l’euro ha ritracciato dai recenti massimi. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4435. In lieve flessione l’oro. I futures con consegna dicembre sono arretrati di $1.70 a $793.70 all’oncia. In rialzo infine i prezzi dei titoli di Stato Usa. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.3710% dal 4.4750% di mercoledi’.
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