Wall Street e’ in calo per l’effetto-pil. E la crescita Usa molto di di sotto delle attese (+1,6%) nel primo trimestre condiziona, in senso negativo, l’ andamento del mercato azionario.
Il tutto, in un contesto in cui i consumi sembrano aver ormai frenato, mentre gli investimenti non ripartono. E non basta che la fiducia dei consumatori calcolata dall’università del Michigan presenti segni di miglioramento, o che le nuove case vendute siano cresciute di oltre il 7% a marzo (mentre peraltro le compravendite dell’ usato sono calate del 5,6%).
La borsa va giù perche l’ economia non dà alcun segno di risveglio, magari anche per ‘colpa’ di Saddam Hussein e della guerra ma a questo punto certamente non solo per questo. I profitti delle società che fino ad oggi hanno diffuso la trimestrale, poco meno di 300, sono aumentati dell’11%, secondo gli analisti.
Risultato apprezzabile, se non fosse che per il trimestre in corso la previsione indica una frenata, e che quest’aumento si confronta con una precedente fase molto negativa ed è in maggior parte attribuibile al taglio dei costi, sopratutto posti di lavoro.
Oggi il mercato è stato fra l’ altro appesantito dalla valutazione negativa data da alcuni analisti – quelli di Citigroup Smith Barney – sul conto dei semiconduttori. Come conseguenza, Intel (INTC – Nasdaq) perde 55 cents, a $18,4, mentre Advanced Micro Devices (AMD – Nyse) arretra di 15 cents, a $7,65.
Nel comparto del tabacco, vero e proprio tonfo per il numero 2 del settore, cioé R.J. Reynolds (RJR – Nyse), che cede addirittura il 16% a $28,89 dopo aver lanciato un profit-warning per il 2003, a causa fra l’ altro della concorrenza estremamente agguerrita esercitata dai produttori di sigarette a basso prezzo.
Male anche l’auto, con General Motors (GM – Nyse) in flessione di 74 cents, a $35,92, mentre Ford Motor (F – Nyse) arretra di 57 cents, a $9,93. Un analista di UBS Warburg infatti ha tagliato la valutazione sul conto di questi due titoli.
Fra le small cap, in forte ribasso UnumProvident (UNM – Nyse), la maggiore società assicurativa in caso di invalidità, che lascia sul parterre il 9%, a $11,27, in quanto è sull’ orlo del declassamento a junk (spazzatura) del suo rating.
Fra i pochi titoli in controtendenza, brilla la stella di Amazon.com (AMZN – Nasdaq), +13% a $28,48 dopo aver diffuso una trimestrale da cui risulta in particolare una forte crescita delle vendite.
Amazon è leader nel commercio elettronico.
AMR (AMR – Nyse), cui fa capo American Airlines, sale inoltre di 21 cents, a $4,25, dopo che il ceo Donal Carty si è dimesso ed il suo posto è stato preso da Gerard Arpey, che cercherà di evitare la bancarotta per la più grande compagnia aerea al mondo.
Fra gli altri titoli, la catena di caffé Starbucks (SBUX – Nasdaq) perde $1,22, a $24,01, dopo aver annunciato che per il resto dell’ anno fiscale dovrà pagare tasse sulla base di un’ aliquota al 38,5%, maggiore del previsto.
Attorno alle 17.30 ora italiana l’indice Dow Jones (DJIA) perde l’ 1,5% a 8.313,57 punti, il Nasdaq composite (IXIC) l’ 1,62% a 1.433,64 e lo S&P 500 l’ 1,32% sotto i 900 punti (899,37). Il malessere del mercato azionario continua, di riflesso alla negativa situazione dell’ economia e delle aziende.