Seduta nervosa a Wall Street conclusasi con gli indici in rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.38% a 12247, l’S&P500 lo 0.79% a 1336, il Nasdaq e’ salito dello 0.63% a 2293; a dimostrazione della forte volatilita’ e’ sufficiente evidenziare che il Composite si e’ mosso in un trading range superiore ai tre punti percentuali nell’intero arco delle contrattazioni.
I listini sono riusciti a recuperare le perdite segnate in avvio, ma il movimento non convince gli operatori. Si e’ trattato probabilmente di un rimbalzo tecnico dopo lo scivolone degli ultimi 3 giorni, costato ben 5 punti percentuali agli indici. Le deludenti trimestrali societarie, le deboli vendite al dettaglio, l’elevato numero delle richieste di sussidio e l’ennesimo calo del comparto immobiliare sono tutti segnali che confermano infatti l’ingresso in recessione.
“Probabilemtne il mercato si e’ reso conto di aver reagito in maniera sproporzionata negli ultimi giorni, e gli investitori sono rientrati sull’azionario, attratti da una valutazione piu’ vantaggiosa” ha affermato Brian Gendreau, investment strategist di ING. Ma la maggior parte degli operatori resta scettica poiche’ non sembrano per il momento evidenti alcuni catalizzatori che potrebbero giustificare un allungo.
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Deludenti le notizie giunte dal fronte societario. Il colosso network Cisco Systems (CSCO) ha comunicato un debole outlook per il trimestre in corso che aveva scatenato un’ondata di vendite sul titolo, tanto da farlo arretrare di oltre il 9% ai minimi di 52 settimane. L’azienda ha riportato un incremento dei profitti del 7% e previsto una crescita dei ricavi del 10%, non sufficiente a soddisfare le stime degli analisti pari a +15%. A deludere e’ stata anche l’azienda di chip Infineon Technologies (IFX) il cui titolo ha chiuso in calo del 13%.
L’allarme di Cisco non fa altro che aggravare la situazione sui mercati, intensificando la sensazione che la recessione sia gia’ arrivata. Il rallentamento degli utili aziendali, finora supportati dalla domanda straniera sulla scia del dollaro debole, rappresenta l’ultimo evidente segnale di una brusca frenata della crescita economica a livello globale.
Altro elemento di preoccupazione e’ stato rappresentato dall’annuncio delle vendite comparate relative al settore retail. Il leader del settore, Wal-Mart (WMT), ha riportato un rialzo anemico (appena +0.5% contro le attese di +2.1%), risultati in calo dell’1.1% per Target (TGT). Numeri in calo anche per Limited Brands e AnnTaylor tra le altre. Il colosso Macy’s (M) ha annunciato un taglio di 2300 posti di lavoro in risposta all’evidente rallentamento della domanda dei consumatori.
Nuove pressioni sono giunte dal fronte macro. Il dato sulle nuove richieste di sussidio da parte dei senza lavoro e’ diminuito rispetto alla scorsa settimana, ma si e’ comunque attestato a livelli superiori alle attese. Inferiori al previsto sono risultati gli ultimi dati sulle vendite di case con contratti ancora in corso.
Sugli altri mercati, in calo il petrolio. I futures con consegna marzo sono avanzati di $0.97 a $88.11 al barile. Sul valutario, in calo l’euro nei confronti del dollaro dopo la decisione della BCE, ampiamente attesa, di lasciare invariati i tassi d’interesse al 4%. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4470. In progresso l’oro. I futures con consegna aprile sul metallo prezioso hanno chiuso in progresso di $5.00 a $910.00 all’oncia. Giu’ infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.7360% dal 3.6140% di mercoledi’.
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