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Wall Street, sell a pochi punti dal record storico

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NEW YORK (WSI) -Seduta sull’ottovolante per Wall Street. Dopo una giornata caratterizzata da rialzi intorno all’1%, i principali indici azionari statunitensi, in prossimità dei massimi storici, hanno virato in territorio negativo. A fine seduta, Il Dow Jones ha perso lo 0,15% (-21 punti) a 14.054 punti, l’ S&P 500 lo 0,07% (-1 punti) e il Nasdaq Composite lo 0,07% (-2 punti) a 3.160 punti. Durante l’intero mese di febbraio il Dow Jones ha guadagnato l’1,4%, l’S&P 500 l’1,1% e lo 0,6%.

Il massimo storico del Dow Jones Industrial Average – quota 14,164.53 – e’ stato stabilito il 9 ottobre 2007. Anche l’indice S&P 500 era nel primo pomeriggio di New York a meno di 40 punti dal proprio record storico stabilito nell’ottobre 2007 (vedi grafico sotto).

Mentre l’economia degli Stati Uniti cresce in modo relativamente fiacco, la disoccupazione e’ ancora alta e la superpotenza Usa e’ in stallo, sotto la minaccia dei tagli automatici alla spesa pubblica da decine di miliardi che scattano alla mezzanotte di oggi (il “sequester”) si assiste alla contraddizione che vede la borsa di New York vicina al nuovo top assoluto, spinta dalla droga liquidita’ immessa sul mercato dalla Federal Reserve, con tassi a zero ormai da 4 anni e mezzo e l’acquisto di Treasury per oltre $80 miliardi al mese. Si prepara proprio sui massimi di Wall Street, una nuova trappola da mercato orso?

Segnali misti sono arrivati sul fronte macroeconomico. Oggi è toccato al prodotto interno lordo Usa del quarto trimestre rivisto al rialzo a +0,1%. Sicuramente il dato è più confortante di quello diffuso in via preliminare, che parlava di una contrazione -0,1%; tuttavia, la “crescita” che gli Stati Uniti hanno messo a segno nell’ultimo trimestre è stata a dir poco anemica, e anche peggiore delle previsioni, visto che gli analisti avevano previsto un aumento di almeno +0,5%.

A pesare sull’indicatore, è stato soprattutto il crollo delle spese federali, compensato comunque dal calo del deficit al livello minimo in tre anni. “Nel mercato, ci sono due enormi forze opposte. Da un lato abbiamo la debolezza dell’economia emersa con la diffusione dei numeri del Pil del quarto trimestre che ha mostrato un rallentamento della spesa pubblica. Dall’altra la politica di stimoli portata avanti dalla Fed. Oggi ha evidentemente prevalso la prima” ha fatto notare Alan Skrainka, responsabile degli investimenti di Wealth Management Cornerstone.

[ARTICLEIMAGE] Buone notizie dal mercato del lavoro con sussidi, scesi al di sotto delle attese, di ben 22.000 unità. Reso noto anche l’indice della fiducia dei consumatori stilato da Bloomberg, il “Bloomberg Consumer Comfort Index, che è salito per la quarta settimana consecutiva, salendo nel periodo terminato il 24 febbraio a -32,8 punti, al record di quest’anno. La percentuale degli americani che ha una visione positiva sull’economia Usa è al massimo dal marzo del 2008.

Molto positivo anche l’indice PMI di Chicago, relativo all’attività manifatturiera dell’area di Chicago, che a febbraio ha testato il valore più alto dallo scorso marzo, salendo a 56,8 dai 55,6 di gennaio.

Da segnalare che l’indice S&P 500 è cresciuto +1,2% nel mese di febbraio, estendendo i guadagni di quest’anno a +6,3%; a contribuire è stato soprattutto il compromesso sul fiscal cliff raggiunto in extremis all’inizio del 2013; tuttavia ora proprio a partire da domani, gli Usa faranno fronte a un’altra minaccia: quella del “sequestrer”, o dei tagli automatici della spesa pubblica, che minacciano di creare 1 milione di disoccupati circa. Tra i titoli oggi tonfo di Groupon, -22,6% dopo i risultati di bilancio negativi (guarda video).

Sul fronte aziendale, da segnalare che delle 476 società scambiate sullo S&P 500 che hanno riportato finora i bilanci, il 74% circa ha battuto le attese, stando ai dati di Bloomberg, a fronte del 64% che ha riportato un giro d’affari migliore delle previsioni.

In ambito valutario, l’euro -0,27% a $1,3103; dollaro/yen +0,11% a $92,33.

Quanto alle commodities, i futures sul petrolio +0,05% a $92,81 al barile, a fronte di quotazioni oro -0,43% a $1.588,90 l’oncia.

Seduta no anche per i Treasuries, che hanno perso 2 punti base (-8 punti base da inizio settimana) con i rendimenti dei T-bond a 10 anni sotto 1,90%. Sale invece l’indice VIX con uno scatto superiore al 15,5%, segnale inequivocabile di un incremento della cautela.

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