NEW YORK (WSI) – Ancora una giornata negativa per Wall Street, frenata dalla brutta performance del comparto tecnologico. Sullo sfondo continuano a pesare i timori per l’economia globale, con il rallentamento della Cina e il rischio di recessione della Germania.
Nel finale, il Dow Jones cede lo 0,69% a 16.544 punti (-2,7% il bilancio settimanale) che, rompendo il livello di supporto, porta in negativo il bilancio annuale. Sotto il peso delle vendite dei titoli dei seminconduttori, il Nasdaq arretra del 2,34% a 4.276 punti, archiviando la seduta peggiore dal 2012. Infine, lo S&P 500 cala dell’1,55% a 1.906 punti. Il petrolio ha chiuso in leggero aumento: i future a novembre hanno aggiunto 5 centesimi a 85,82 dollari il barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani chiudono positivi con rendimenti in calo al 2,3% per il benchmark decennale e al 3,03% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro cala a 1,2613 dollari mentre il biglietto verde e’ invariato a 107,83 yen.
La paura è che il rallentamento della ripresa dell’economia globale influirà negativamente anche sugli Stati Uniti. L’indice allargato S&P 500 archivia la striscia negativa settimanale più lunga da gennaio.
Complessivamente nelle ultime tre settimane Wall Street ha perso in capitalizzazione circa 800 miliardi di dollari mentre l’indice Vixè salito a 18,8 punti (+21%), alimentando forti preoccupazioni sulle dimensioni della correzione attuale.
Sul fronte macro, i prezzi all’importazione negli Stati Uniti sono calati in settembre per il terzo mese consecutivo, ennesimo segnale del fatto che una crescita globale debole e il rafforzamento del dollaro stanno tenendo basse le pressioni inflazionistiche. Stando a quanto reso noto dal dipartimento del Lavoro americano, i prezzi all’importazione sono scesi dello 0,5%, comunque meno del ribasso dello 0,7% atteso dagli analisti.
Su base annuale, i prezzi sono in calo dello 0,9% rispetto a settembre 2013, il calo annuale maggiore da febbraio. A determinare il ribasso e’ stato in particolare il calo dei prezzi del petrolio importato, scesi del 2% rispetto ad agosto. Escludendoli il dato generale e’ calato dello 0,2%. I prezzi delle importazioni di generi alimentari sono saliti dello 0,2%, mentre quelli di auto sono scesi dello 0,1%.
Tornando agli indici di borsa, dopo le perdite ottobre e con il mercato azionario statunitense in pista per il terzo calo settimanale, gli operatori hanno iniziato a parlare di correzione di mercato anche se gli strategist fanno notare che affinché ciò avvenga lo S & P 500 dovrà rompere la sua media mobile a 200 giorni o il supporto di 1.900 punti. “Solo allora le vendite inizieranno a essere sostenute” hanno commentato gli analisti di Wells Fargo Private Bank.
Tra i titoli in evidenza oggi, Tesla Motors cede il 2,9% nel pre borsa dopo avere annunciato ieri il modello S a quattro ruote motrici che sarà dotato di un doppio motore e delle funzioni di autopilota. In calo anche Ford Motori, dopo l’annuncio che il costruttore di auto Usa ha registrato un calo delle
vendite in Cina dello 0,2%. Microchip Technologiesha ieri annunciato ricavi nel secondo trimestre sotto le attese a 546,2 milioni di dollari rispetto al consensus Thomson Reuters Ibes di 567,9 milioni. Il
titolo ha pero il 10,6% ieri al Nasdaq. Symantec, l’azienda dell’anti virus Norton, ha ieri
annunciato la scissione in due società.
In ambito valutario, l’euro -0,18% sul dollaro a $1,2667; dollaro/yen -0,15% a JPY 107,69; euro/franco svizzero -0,14% a CHF 1,2093; euro/yen -0,31% a JPY 136,40.
I futures sul Brent sono scesi sotto $85 per la prima volta dal 2010, mentre quelli scambiati a New York (contratto WTI) sono calati al minimo dal 2012. In particolare il WTI Crude oil è entrato ufficialmente nel mercato orso, dopo aver perso più del 20% dai massimi di giugno. Le quotazioni dell’oro sono invece salite per quattro sessioni consecutive, segnando la fase rialzista più lunga in sette mesi. Al momento contratto WTI -1,47% a $84,51 al barile, sotto pressione anche l’oro, -0,23% a $1.222,50.