NEW YORK (WSI) – Dopo un avvio in rosso, Wall Street torna in territorio positivo e chiude la seduta portando a casa nuovi record. A fine giornata, lo S&P 500 fa +0,4%, a1,593.37 dopo aver segnato il record intraday a 1,597.35 punti. Nuovo massimo storico anche per il Dow Jones (+0,4% a 14.865 punti). Sulla parità il Nasdaq (+0,08% a 3.300 punti) che ha subito il contraccolpo dei dati negativi sulle vendite mondiali di pc nel primo trimestre. A livello settoriale, invece, brillano soprattutto i titoli del comparto retail. Male invece l’hi-tech con Hewlett-Packard che perde oltre il 6%, Microsoft che subisce una flessione del 4.44% e Intel Corp. in calo dell’1,95%.
Ad alimentare gli acquisti le notizie positive arrivate dal mercato del lavoro. Nella settimana terminata il 6 aprile, il numero dei lavoratori americani che ha fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è sceso di 42.000 unità a 346.000 unità, meglio delle attese. Nel mese di marzo, secondo quanto reso noto dal dipartimento del Lavoro Usa i prezzi alle importazioni sono scesi negli Stati Uniti -0,5%, sulla scia principalmente della flessione dei costi del carburante.
Brutte notizie sono arrivate in vece dalle vendite dei pc . Secondo la società Idc, le consegne mondiali di personal computers sono crollate del 13,9% a 76,3 milioni di unità nel primo trimestre del 2013, mostrando la continua crisi dei pc, desktop e laptop, rispetto ai tablet e agli smartphone. I dati sono riportati dalla società di ricerca Idc, che ha sottolineato come la flessione sia la più marcata dal 1994.
A livello settoriale l’attenzione incentrata anche sul comparto della difesa e delle nuove tecnologie, dopo che ieri il presidente Barack Obama, presentando il budget 2014, ha fatto sapere di avere nei piani di bilancio un incremento nelle spese nella sicurezza informatica e militare.
Anche se l’inquilino della Casa Bianca ha promesso un incremento dell’aliquota fiscale per i piu’ ricchi, saranno pesanti i tagli alla spesa pubblica: solo di pensioni, il presidente ha approvato tagli per 230 miliardi di dollari in 10 anni, mentre la sanita’ verra’ ridotta di 400 miliardi.
L’obiettivo è quello di ridurre il deficit 2014 a 744 miliardi, il 4,4 per cento del Pil: più dei disavanzi che si registrano in Europa, ma sarebbe comunque, per gli Usa, il passivo più ridotto dall’inizio della crisi nel 2008.
Intanto la banca centrale inizia a riflettere sulle eventuali strategie da intraprendere in uno scenario post crisi. Il falco numero uno della Fed di Philadelphia Fed, Charles Plosser ha esortato Bernanke a ritornare “il prima possibile” alle politiche monetarie pre crisi, avvertendo del rischio piu’ immediato del previsto di un selloff degli asset del reddito fisso Usa.
Ieri la fuga di notizie sul bollettino della Fed ha sparigliato le carte sui mercati: le minute hanno messo in evidenza il desiderio di alcuni membri del Fomc, il braccio di politica monetaria dell’istituto guidato da Ben Bernanke, di interrompere entro la fine dell’anno il programma di quantitative easing. La domanda che si fanno tutti: perchè nonostante questo l’azionario è salito ugualmente, con S&P 500 e Dow Jones ai nuovi massimi storici?
Forse perche’ e’ un segnale del fatto che le autorita’ di politica monetaria americane siano ormai convinte che economia e lavoro siano in ripresa. Qualche indicazioni in piu’ la offriranno i dati sui nuovi sussidi di disoccupazione richiesti l’ultima settimana. Le attese sono in media per un calo a 355 mila unita’ da 385 mila. Per le domande continuative di indennita’ le previsioni parlano invece di una lieve flessione a 3 milioni e 50 mila unita’ da 3 milioni e 63 mila.
La fine dei programmi di allentamento straordinario, che vanno sotto il nome di Quantitative Easing, e’ una buona notizia per gli Usa. Stampare denaro non rende gli americani piu’ benestanti. Anzi, in passato ha solo causato fallimenti, rabbia, rivoluzioni e tanta delusione. Iniettare soldi freschi nel sistema per rilanciare l’economia reale e’ quello che hanno tentato di fare l’Argentina negli Anni 80, il Brasile negli Anni 90 e lo Zimbabwe del 2000. Sappiamo tutti bene com’e’ andata a finire. Nessuno si e’ arricchito, al contrario la gente si e’ impoverita.
In ambito valutario, l’euro +0,23% a $1,3098; dollaro/yen -0,57% a JPY 99,20; euro/franco svizzero +0,01% a CHF 1,2189.
Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio -0,53% a $94,14 al barile, mentre le quotazioni dell’oro -0,04% a $1.558,20 l’oncia. Occhio alle materie prime che garantiscono rendimenti più fruttuosi.