New York – Seduta in rosso per i listini della borsa americana, afflitta dalle notizie di un incremento del rating sulla crisi nucleare giapponese ai livelli di Chernobyl. I tre principali indici della piazza finanziaria newyorchese cedono circa un punto percentuale. Nel frattempo i prezzi del petrolio cedono il 2% circa, come mai negli ultimi due anni.
Naturale che a pesare sull’andamento generale siano i titoli del settore energetico, dove le perdite si fanno significanti. I cali di greggio (-3%) e metalli preziosi (-1%) fanno si’ che il ribasso del comparto sia sproporzionato rispetto al mercato azionario generale (XLE -3%). Il secondo peggiore gruppo della borsa Usa sono i materiali di base (XLB), che cedono l’1,5%.
Tra le altre notizie che hanno avuto un impatto sulle contrattazioni, i conti fiscali di Alcoa – con cui e’ partita ufficialmente la stagione delle trimestrali – hanno deluso gli investitori. Non hanno avuto un grande impatto i dati macro pubblicati sin qui. I prezzi all’import sono saliti del 2,7% ai massimi di circa due anni. Il gap della bilancia commerciale si e’ ristretto in febbraio dai massimi di sette mesi, ma ha fatto peggio delle previsioni. La domanda mondiale per i beni americani ha controbilanciato il rincaro dei prezzi delle importazioni di greggio.
Le borse asiatiche continuano ad essere messe sotto pressione, con l’indice Nikkei che ha ceduto l’1.7%. Anche le piazze finanziarie europee continuano a calare, subendo un ribasso di oltre mezzo punto percentuale.
Le paure circa la crisi nucleare stanno spingendo al ribasso i mercati “perche’ “nessuno sa a quale punto la catastrofe rechera’ problemi all’area di Tokyo”, secondo quanto riferito a MarketWatch da Heino Ruland, managing director della tedesca Ruland Research.
Ieri a mercati chiusi Alcoa ha reso note le cifre relative all’utile e al fatturato del primo trimestre. Il reddito complessivo e’ stato di $308 milioni, ovvero di 27 centesimi per azione. Il risultato si confronta con la perdita di $201 milioni, 20 cents per titolo, registrata il periodo precedente. Ma e’ il fatturato ad aver fatto peggio delle aspettative. I titoli sono arrivati a cedere sino al 4%.
In un report pubblicato nella mattinata italiana, Goldman Sachs ha avvertito che il mercato del petrolio subira’ un “consistente ritracciamento quest’anno”. Secondo gli analisti della banca americana il valore dell’oro nero – o per lo meno del contratto scambiato sul Brent londinese – potrebbe scivolare a quota $105 al barile. I prezzi hanno toccato ieri la cifra di $126.
Sugli altri mercati, i contratti del petrolio con consegna maggio arretrano di $4,22 a $105,7 il barile. I contratti con scadenza analoga dell’oro scivolano di $1,19 a $1.450 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro e’ in progresso dello 0,27% sul dollaro in area $1,4473. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,494%, in calo di 7,6 punti base rispetto alla chiusura di ieri.