NEW YORK (WSI) -Chiusura in rosso per la Borsa Usa, che fallisce così il tentativo di rimbalzo visto nelle prime ore di contrattazione. Il Dow Jones ha chiuso in calo dell’1,3 per cento (-205 punti) dopo il 3 per cento di lunedì, mettendo così a segno la peggiore due giorni dal 29 ottobre 2008.
L’ S & P 500 ha chiuso al di sotto di 1900 (-1,33% a 1.868 punti) dopo essere caduto in territorio negativo nell’ultima mezz’ora di scambi. Il Nasdaq Composite non è riuscito a tenere i lievi guadagni e ha chiuso con un calo dello 0,44%.
La seduta odierna era partita bene. Nonostante l’ennesimo tonfo dello Shanghai Composite (dopo il -8,5% di ieri, oggi ha perso il 7,6%), una mano ai listini azionari era arrivata la nuova misura della banca centrale cinese, che ha ridotto dello 0,25% il costo del denaro e dello 0,5% il tasso delle riserve obbligatorie che le banche devono detenere. È la quinta mossa di allentamento monetario del genere negli ultimi 12 mesi.
Il mercato ha paura che le autorità cinesi abbiano perso il controllo della situazione dopo la svalutazione massiccia dello yuan e che non sappiano come impedire un hard landing della seconda economia al mondo. Il tutto mentre le commodities continuano a perdere terreno e le altre economie in via di Sviluppo rallentano, fatta eccezione per l’India.
Anche oggi, intanto, per secondo giorno di fila, la Borsa Usa si è appellata alla Rule 48, che dà la possibilità di diffondere i prezzi in vista dell’apertura delle contrattazioni, favorendo quindi l’avvio degli scambi in giorni potenzialmente volatili.
Intanto nelle sale operative e sui desk degli strategist è circolato un rapporto di Goldman Sachs in cui si minimizza il rischio di una recessione globale. Gli analisti della banca Usa non sembrano preoccupati dalla volatilità dei mercati finanziari. Ma spiegano che i fattori di sostegno all’economia globale restano forti anche se i mercati “sembrano rivalutare i rischi”.
Previsioni che stridono con le nuove stime degli analisti federali che hanno tagliato le stime della crescita degli Usa. Secondo il Congressional Budget Office (Cbo), l’organismo di analisi del Congresso americano, il Pil Usa mettera’ a segno quest’anno un +2% contro il +2,9% calcolato a gennaio. Il rapporto odierno migliora leggermente le previsioni per il 2016 (+3,1% da un +2,9%) e per il 2017 (+2,7% da un +2,5%.
Dal fronte macro, i prezzi delle abitazioni delle 20 principali metropoli americane misurato dall’indice Case Shiller sono aumentati a giugno dell’1% su base mensile e del 5% su base annuale. I dati sono in linea con le attese degli analisti che si attendevano un rialzo del 5% su anno per le 20 maggiori città.
Sotto le attese invece le vendite di case nuove che sono salite a luglio del 5,4% rispetto al mese precedente alla quota destagionalizzata di 507mila unita’. Il dato diffuso dal Dipartimento del Commercio e’ leggermente inferiore alle attese degli analisti che si attendevano un rialzo piu’ marcato a 510mila unita’.
Resta sostanzialmente stabile l’indice Pmi servizi, misurato da Markit, che in agosto si e’ attestato a quota 55,2. L’indicatore era allo stesso livello a luglio, anche se poi era stato leggermente rivisto a 55,7 punti. In agosto infine l’indice della Fed di Richmond, termometro dell’attivita’ manifatturiera, e’ calato a quota 0. In luglio, lo stesso indicatore si era attestato a 19 punti.
Sul valutario il dollaro rimbalza dopo i cali pesanti di ieri. L’euro cede -1,01% a $1,1502. Dollaro/yen +1,5% a 120,19 yen. Euro/sterlina -1,04% a GBP 0,7289. Euro/franco svizzero +0,23% a CHF 1,0833.
Tra le materie prime, petrolio in ripresa dopo la caduta libera del 5,5% di ieri, sui timori per il rallentamento dell’economia cinese, tema che sta dominando tutti i mercati finanziari mondiali. I futures sul petrolio +3,71% a $39,66 al barile, Brent +3,68% a $44,26. Oro -0,6% a $1.148,20, argento -0,61% a $14,86.
(DaC-MT)