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Wall Street tentenna: si teme intervento Fed a dicembre

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NEW YORK (WSI) – Wall Street prosegue le contrattazioni indecisa, dopo l’iniziale “shock” successivo alla pubblicazione del rapporto occupazionale Usa.

Passate le 16 ora italiana, il Dow Jones è praticamente piatto a 15.596,24 punti; S&P +0,15% a 1.749,70, il Nasdaq +0,53% a 3.877,70 punti.

Inizialmente sui mercati la reazione è stata simile a quella della vigilia, quando l’azionario Usa ha risposto in modo negativo al rafforzamento del Pil Usa del terzo trimestre, cresciuto a un tasso annuo +2,8%, al ritmo più veloce in un anno e mezzo.

Stando a quanto riportato dal dipartimento del Lavoro Usa, nel mese di ottobre sono stati creati 204.000 nuovi posti di lavoro, decisamente piĂą alti dei +100.000 attesi dagli analisti di Briefing e dai +120.000 previsti da Bloomberg.

Così come il Pil, il dato occupazionale alimenta i timori che la Fed possa staccare la spina alle misure straordinarie di stimoli monetari prima del previsto, dunque prima dell’anno prossimo, come molti economisti avevano ritenuto fino a qualche giorno fa. “L’economia non è così debole come gli investitori sembrano pensare, anche nel quarto trimestre – ha commentato Joseph LaVorgna, responsabile economista Usa presso Deutsche Bank Securities a New York – Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di miglioramento”.

E’ vero comunque che il tasso di disoccupazione è aumentato al 7,3% dal 7,2% di settembre, in linea con le stime e che, soprattutto, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 62,8%, al minimo dal marzo del 1978, dal 63,2% del mese precedente.

Inoltre, nei tre mesi che sono terminati a settembre, in generale la crescita media dei posti di lavoro è stata +143.000, meno di +195.000 in media del primo semestre del 2013. Dall’inizio dell’anno fino a settembre, sono stati recuperati 7 milioni degli 8,7 milioni di posti di lavoro persi a causa della recessione durata 18 mesi che è terminata nel giugno del 2009.

Detto questo, secondo Erik Davidson, vice responsabile investimenti presso Wells Fargo Private Bank, “questa è una buona notizia, è la notizia che stavamo cercando da molto tempo”.

Wall Street in preda al nervosismo, dopo che alla vigilia lo S&P 500 ha riportato la perdita più forte in dieci settimane. L’indice si avvia alla chiudere la settimana in calo per la prima volta in un mese, la flessione è pari a -0,8% e segue quattro settimane consecutive di rialzi. Il benchmark è salito +23% da inizio 2013.

“Quanto sta danneggiando i mercati Usa è che sono saliti troppo, dunque ci si attende a questo punto una pausa”, ha commentato in una intervista a Cnbc David Kelly, responsabile strategist di mercato presso J.P. Morgan Funds.

Dal fronte economico, reso noto anche l’indice della fiducia dei consumatori stilato congiuntamente da Thomson Reuters e dall’Università del Michigan; il dato preliminare di novembre è sceso a 72 punti dai 73,2 punti di ottobre, e ha fatto peggio dei 75,3 punti attesi dal consensus.

Comunicati prima dell’inizio della seduta anche le spese per consumi (+0,2% a settembre, in linea con le stime) e i redditi personali (+0,5% contro il +0,2% previsto). Focus sulla performance dell’inflazione misurata dall’indice ore dei prezzi al consumo PCE, che su base mensile è salita +0,1% – come da attese – e su base annua ha fatto +1,2%. Il dato generale dell’inflazione è cresciuto su base annua +0,9%.

Tra i titoli, all’indomani del giorno dell’Ipo che si è concluso con un balzo superiore a +70%, focus ancora su Twitter, che apre in rialzo +2,5% per poi tornare volatile e cedere -5%.

Euro sotto pressione, scivola di nuovo sotto $1,34 con il cambio con il dollaro -0,43% a $1,3360; dollaro/yen +0,74% a JPY 98,83, euro/franco svizzero +0,16% a CHF 1,2308 e euro/yen +0,32% a JPY 132,04.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio +0,46% a $94,63 al barile, il prezzo dell’oro -1,60% a quota $1.287,50 l’oncia, stando ai dati riportati da Bloomberg. Quanto ai rendimenti dei Treasuries, i tassi decennali scambiano in rialzo +5,18% al 2,73%.