NEW YORK (WSI) – Dopo un avvio tonico, Wall Street riduce i guadagni a metà seduta, chiudendo in territorio negativo. A nulla è servito il rapporto sull’occupazione americana di dicembre, migliore delle previsioni del mercato. A pesare e’ nuovamente la Cina, che resta la preoccupazione principale: nonostante oggi lo Shanghai Composite sia rimbalzato dopo il sell-off della seduta scorsa, restano i timori di un rallentamento della seconda economia al mondo nonche’ del secondo maggiore importatore di greggio dopo gli Usa.
Nel finale, il Dow Jones perde l’1% a 16.346 punti, lo S&P500 registra perdite analoghe a 1.922 punti mentre il Nasdaq scende dello 0,97% a 4.644 punti.
La settimana si e’ chiusa con perdite medie intorno al 6% per il Dow Jones e lo S&P 500. Secondo un trader americano, nelle ultime cinque sedute Wall Street ha mandato in fumo 1,05 trilioni di dollari.
A nulla e’ servita la spinta positiva delle ultime notizie macro e in particolare dal mercato del lavoro. Il mese scorso in Usa sono stati creati 292 posti di lavoro, ben oltre le stime pari a 210.000. Il dato dei due mesi precedenti e’ stato rivisto al rialzo per complessivi 50.000 posti. Per l’intero 2015, in media sono stati creati mensilmente 221.000 posti contro i 260.000 del 2014.
Per gli Usa, e’ stato comunque il 63esimo mese consecutivo con la crescita dell’occupazione. Il tasso di disoccupazione e’ rimasto al 5% per il terzo mese di fila e il numero di disoccupati e’ sostanzialmente invariato a 7,9 milioni. La partecipazione della forza lavoro e’ salita al 62,6% con piu’ persone che hanno trovato lavoro. La percentuale e’ tuttavia vicina ai livelli degli anni ’70, in parte perche’ i cosiddetti baby boomer stanno andando in pensione e alcuni sono cosi’ scoraggiati da avere rinunciato alla ricerca di un’occupazione.
Questo trend inizio’ negli anni 2000 ma si e’ accentuato durante la recessione. Il rapporto alimenta il dibattito sul passo con cui la Federal Reserve alzera’ i tassi nel 2016 dopo la stretta storica dello scorso dicembe, la prima dal giugno 2006. Spunti potrebbero arrivare dai discorsi odierni di John Williams, presidente della Federal Reserve di San Francisco, e Jeffrey Lacker, presidente della Federal Reserve di Richmond.
Seduta volatile per il petrolio, che dopo essere scivolato in negativo recupera quota. A New York il contratto a febbraio sale dello 0,81% a 33,54 dollari al barile. Il bilancio settimanale resta pesante. Rispetto al 31 dicembre scorso – l’ultima seduta della settimana scorsa, quando aveva finito a 37,04 dollari al barile archiviando il secondo anno di fila in ribasso per la prima volta dal 1998 – il greggio e’ in calo del 9,4% circa.