Economia

Web tax, Francia non aspetta l’Italia: recupererà 500 milioni l’anno

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

La Francia fa di testa propria sulla web tax. Arriva al consiglio dei ministri francese una proposta per una tassa sui giganti del web molto simile a quella di cui si discute nelle sedi dell’Unione europea. Qui la discussione è bloccata per l’opposizione di Paesi come Irlanda, Svezia e Danimarca. Nell’attesa di un provvedimento europeo, la Francia pensa di agire da sola.

Il progetto presentato dal ministro delle Finanze Bruno Le Maire prevede un’imposta del 3% sulle imprese che hanno un giro d’affari mondiale di almeno 750 milioni di euro, dei quali 25 in Francia. L’idea concordata a Bruxelles era di una tassazione per le imprese digitali con un fatturato di almeno 750 milioni di euro a livello mondiale e di almeno 50 milioni di euro a livello europeo.

Con l’imposizione della nuova tassa per aziende come Google, Amazon, Facebook e Apple, la Francia andrebbe a recuperare 500 milioni di euro all’anno di entrate fiscali. Secondo il ministro Le Maure, l’imposta non colpirà soltanto i giganti della Silicon Valley, ma anche imprese cinesi, spagnole, inglesi e tedesche. Il parlamento francese dovrà approvare il pacchetto di norme in aprile, ma vista la maggioranza del governo Macron il sì sembra una pura formalità.

Anche in Italia, nella Legge di Bilancio 2019, è stata introdotta una web tax con parametri simili. Riguarda le imprese con un fatturato globale superiore ai 750 milioni di euro e utili generati in Italia superiori ai 5,5 milioni.

La notizia della web tax francese ha provocato le reazioni del mondo tech. Google e Facebook, sul Wall Street Journal, hanno dichiarato di pagare tutte le tasse dovute in tutti i Paesi in cui operano. Come riportato da Il Sole 24 Ore, la Computer & Communications Industry Association, che rappresenta Amazon, Google, Facebook e altre società tecnologiche, sostiene che la tassa francese verrà trasferita dai grandi giganti della tecnologia agli intermediari più piccoli e alla fine peserà sui consumatori.