Era nell’aria da diversi mesi, ma ora la candidatura di Jens Weidmann alla successione di Mario Draghi è stata confermata anche dal diretto interessato. “Penso che ogni membro del consiglio direttivo dovrebbe avere la volontà di contribuire alla politica monetaria anche in un ruolo diverso”, ha detto al Funke Mediengruppe il presidente della Bundesbank, mettendo in chiaro come il suo nome sia in lizza per l’Eurotower.
E’ ampiamente atteso che, dopo il francesce Trichet e l’italiano Draghi, sia ora il turno di una presidenza tedesca per la guida della Banca centrale europea. Questo passaggio è vissuto con una certa apprensione in particolare nei Paesi mediterranei, che temono un chiaro mutamento di rotta in chiave rigorista sul fronte della politica monetaria. Weidmann ha ribadito, infatti, il suo invito, a terminare presto il programma di acquisti di asset che ha contribuito ad alleggerire il carico del debito nei Paesi periferici: “L’economia nell’area dell’euro sta andando decisamente bene” ha detto il presidente della Bundesbank, suggerendo che l’acquisto di bond non proseguirà dopo il 2018. “Penso sia prudente fare chiarezza e annunciare una data di conclusione” per gli acquisti, ha affermato, anche se “la via per la normalizzazione della politica monetaria è ancora lunga”.
Weidmann ha aggiunto, poi, che il dibattito sul post-Draghi, il cui mandato si esaurisce alla fine del 2019, è iniziato troppo presto e che difficilmente i leader europei si accorderanno su un nome quest’anno.
Un altro fra i possibili candidati sarebbe il governatore della Banca di Finlandia, Erkki Liikanen, che si è dichiarato aperto a raccogliere la sfida della presidenza Bce, se gli venisse richiesto. Anche in questo caso, Francoforte metterebbe alla guida della normalizzazione delle politiche un presidente proveniente dai “Paesi del Nord Europa”.