BERLINO (WSI) – E’ braccio di ferro tra la Germania e gli Stati Uniti della nuova amministrazione di Donald Trump che ha accusato la prima di sfruttare l’America e altri paesi con un “euro esageratamente sottovalutato”. E a difendere la sua nazione è Jens Weidmann, il numero uno della Bundesbank, la banca centrale tedesca, in un discorso a Magonza.
“A mio avviso i toni protezionistici usati dalla nuova amministrazione statunitense sono molto preoccupanti, tanto più che la Germania sembra essere sempre di più nel mirino del Governo americano (…) E’ più che assurdo (…) Il più recente rafforzamento del dollaro è stato fatto in casa, creato da annunci politici di questo nuovo governo (americano ndr)”.
Weidammn difende le imprese tedesche che “hanno successo perché si posizionano in modo eccellente sul mercato mondiale, e convincono con prodotti innovativi”.
“L’accusa alla Germania di sfruttare gli Usa e altri Paesi con una valuta sottovalutata è più che sbagliata (…) L’alta competitività dell’economia tedesca non è di sicuro il risultato di manipolazioni politiche, dipende anche dal valore esterno dell’euro che viene depresso, assieme ad altri fattori, dalla politica monetaria della Bce che è spesso oggetto di critiche in Germania”.
Nel suo discorso il numero uno della Bundesbank punta il dito anche contro l’Italia, Francia e Spagna, i paesi più grandi dell’euro che rispetteranno a malapena o mancheranno la soglia del 3% e che “hanno usato tutto il risparmio in interessi per aumentare la spesa pubblica e non per diminuire il debito”.
“I Paesi dell’area dell’euro hanno risparmiato tutti assieme 1.000 miliardi di euro in servizio del debito rispetto ai livelli del 2007 grazie alla politica di tassi bassi condotta dalla Bce, ma «anche in tale scenario diversi Paesi non possono o non vogliono rispettare il limite di Maastricht sul deficit. La politica di tassi bassi dell’Eurosistema, comporta, infatti, tra gli altri, anche il rischio di dare l’illusione della sostenibilità ai ministri delle Finanze. Il peso del debito appare più leggero di quanto sarebbe in uno scenario di tassi di interesse normale”.
Da qui il monito di Weidmann che si dichiara contrario a proseguire la strada della politica ultra-accomodante della Bce.
“La politica ultra-accomodante non può risolvere i problemi di base in Europa e deve terminare non appena lo permette l’obiettivo di stabilità dei prezzi (…) Questo, anche se tassi più alti dovessero peggiorare la sostenibilità dei conti pubblici di singoli Paesi o portare a correzioni sui mercati finanziari (…) Se vogliamo mantenere l’unione monetaria come un’unione di stabilità dobbiamo rafforzare il principio della responsabilità nazionale. Dobbiamo ritornare ai principi di Maastricht ed eliminare i punti deboli delle regole”.