Welfare Italia: nel 2050, oltre 30mila nascite in meno e 1,1 pensionati per ogni lavoratore
Oltre 33,4 milioni di persone in età lavorativa (-7,4 milioni rispetto al 2018), 20,9 milioni di occupati e 1,1 pensionati per ogni lavoratori, Questa la fotografia tendenziale dell’Italia nel 2050 scattata dal Rapporto 2019 del Think Tank “Welfare, Italia”, sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti.
Nel 2025, dice il Rapporto, il sistema di protezione sociale sarà a rischio se non si interviene adesso. La spesa pubblica complessiva in servizi di welfare nel 2018 ammonta a 488,3 miliardi di euro e tra le tre voci di spesa approfondite nel Rapporto (Sanità, Previdenza e Politiche Sociali), la componente pensionistica è quella con l’impatto maggiore: con un valore pari a 281,5 miliardi di Euro nel 2017, vale il 57,6% del totale della spesa sociale pubblica in Italia. A fine 2018 sono censiti 7,9 milioni di aderenti a forme di previdenza complementare (circa il 30% della forza lavoro) e 1,7 milioni di lavoratori beneficiano dei servizi di welfare aziendali offerti dalle imprese. sono circa 7,9 milioni, pari al 30% della forza lavoro.
Nel 2050 ci saranno 36mila nascite annue in meno
La fotografia tendenziale scattata dal Rapporto all’Italia del welfare al 2050 mostra che dal punto di vista demografico, ci saranno 36.000 nascite annue in meno e 2,9 milioni di anziani non autosufficienti in più. Il numero di stranieri salirà a circa 10,3 milioni (1 ogni 6 abitanti), anche se il contributo dell’immigrazione all’equilibrio demografico del Paese è ancora troppo basso e, nel tempo, si sta indebolendo.
La combinazione di trend demografici e cambiamenti nel mercato del lavoro porterà nel 2050 ad un calo di ben 7,4 milioni di persone in età lavorativa e 2,3 milioni di occupati in meno. Nel complesso, si arriverà ad un rapporto di 1,1 pensionati per ogni lavoratore con necessarie conseguenze sul sistema previdenziale che, da un lato, vedrà aumentare di 1,3 punti percentuali l’incidenza della spesa pensionistica sul PIL.
Cosa deve fare l’Italia per ottimizzare il sistema welfare
Dalla ricerca emerge che se l’Italia, ottimizzando il sistema di welfare riducesse alcuni dei gap attuali in molte aree fondamentali dello sviluppo (occupazione femminile e giovanile, povertà, formazione, ecc.) si genererebbe un impatto positivo pari a oltre il 13% del PIL.
Quattro i pilastri di azione proposti per passare da un sistema passivo ad uno attivo:
- ottimizzare le basi informative per il monitoraggio del welfare aumentando e mettendo a fattor comune la quantità di dati pubblici e privati per favorire i processi decisionali;
- lanciare un Welfare New Deal a livello europeo, riorganizzando i meccanismi (bonus, detrazioni, etc) e semplificando le normative esistenti per garantire un efficace relazione pubblico‐privato;
- adeguare l’offerta di servizi ai nuovi bisogni di age management e di long term care, incentivando l’adesione ai fondi pensione integrativi e sostenendo programmi di tutoring da parte dei lavoratori over 55;
- promuovere l’auto responsabilizzazione di individui e aziende attraverso campagne di comunicazione strutturate che conducano ad un approccio proattivo da parte dei cittadini