Apre i battenti oggi la 54esima edizione del World Economic Forum, il tradizionale appuntamento che si tiene ogni anno a Davos (Svizzera) e che vede riunito il gotha dell’economia mondiale. Una cinque giorni, quella in calendario questa settimana (l’evento chiuderà i battenti venerdì), che accenderà i fari su numerosi temi di scottante attualità. Intelligenza artificiale in primis. Ma non solo. A fare da sfondo all’edizione 2024, le prospettive economiche mondiali che appaiono sempre più fragili.
L’edizione di quest’anno sarà in particolare dedicata al tema “ricostruire la fiducia”.
Come ha spiegato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, quello in cui ci troviamo è “un mondo frantumato e con crescenti divari sociali, che portano a un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo quindi ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione della crisi, esaminando le cause profonde dei problemi attuali e costruendo insieme un futuro più promettente”.
World Economic Forum, i temi sul tavolo
Durante la cinque giorni di Davos saranno oltre 200 sessioni di lavoro: si parlerà di intelligenza artificiale prima di tutto.
A questo proposito, Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS GWM in Italia, “L’intelligenza artificiale è considerata da molti la più grande innovazione di questi tempi ed è sempre più un tema di interesse finanziario. Si attesta infatti tra i principali fattori che hanno guidato l’andamento di alcuni titoli talmente grandi da influenzare le borse globali.
La diffusione dell’intelligenza artificiale cambierà in modo dirompente l’efficienza dei processi aziendali e l’esperienza dei consumatori: secondo alcuni studi accademici potrebbe portare a un aumento della produttività fino al 7%, paragonabile a quanto si registra normalmente in poco meno di un decennio.
Come accade spesso durante una rivoluzione tecnologica, si teme per la tenuta dell’occupazione: Accenture stima che la durata media della giornata lavorativa potrebbe ridursi fino al 63%; secondo la ricerca «Future of Jobs Report 2023» del World Economic Forum, il 34% di tutte le attività aziendali verrà gestito da macchine. Tuttavia, l’automazione di compiti ripetitivi potrebbe liberare tempo per attività più creative, che richiedono intuizione, empatia e capacità di risolvere problemi”.
Oltre all’intelligenza artificiale, sotto i riflettori, ci saranno i cambiamenti climatici, la sicurezza globale e la transizione energetica, la tecnologia e il futuro del lavoro. Un capitolo importante è quello geopolitico con un’attenzione alle guerre in corso con un occhio particolare al conflitto russo-ucraino e Israelo-palestinese. Non a caso tra gli ospiti di questa edizione saranno presenti anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello israeliano Isaac Herzog.
Chi sono i partecipanti
Tra i partecipanti della nuova edizione del forum di Davos spiccano oltre 60 capi di Stato e di governo, 2.800 leader economici. Tra questi, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, quella della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il premier olandese Mark Rutte e quello spagnolo Pedro Sanchez, oltre al premier cinese Li Qiang, e al segretario generale dell’Onu Antonio Guterrez. A rappresentare l’Italia ci sarà il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Grandi assenti: il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro Uk Rishi Sunak. A proposito degli Usa, l’ultimo presidente Usa a partecipare al WEF fu Donald Trump nel 2018. Oltre ai leader politici, tra i delegati spiccano manager di compagnie internazionali, compresi hedge fund, banche, ma anche studiosi.
Economia mondiale traballa
Sul fronte macroeconomico, l’edizione del WEF di quest’anno nasce sotto il segno dell’incertezza. Complici le tensioni geopolitiche e le rigide condizioni finanziarie, gli economisti sentiti nell’analisi annuale pubblicata alla vigilia World economic forum di Davos sono convinti che, a livello di crescita, a soffrirne di più sarà l’Europa. Oltre la metà del campione (il 56% per la precisione) si aspetta un rallentamento del Pil a fronte del 43% che non vede significativi cambiamenti di scenario o, anzi, ipotizza un miglioramento.