Economia

WSI Smart Talk, il rischio Italia cresce e la guerra in Israele non aiuta

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

I rischi puntano dritti verso l’alto dopo lo scoppio del conflitto in Israele. Tanto per i conti pubblici italiani, quanto per il quadro macroeconomico europeo e internazionale. Questo in estrema sintesi il messaggio emerso dalla puntata odierna di WSI Smart Talk, andata in onda alle 15.

Ospiti del nostro direttore Leopoldo Gasbarro sono stati Maurizio Mazziero, analista finanziario, Alan Friedman, economista e giornalista, Coleman Kendall, economista americano, Angelo Drusiani, advisor di Ersel Wealth Management, Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano per la Cina. Vediamo tutto nell’articolo.

Israele e rischio stagflazione

Ad aprire la diretta video, è stato il noto Alan Friedman, che ha così inquadrato la situazione. “Il conflitto in Israele aumenta il rischio stagflazione, è questo ciò che va monitorato in questa fase. L’Italia ora dovrà correre ancora più spedita sulle riforme e sulla tenuta dei conti pubblici, perché in un momento come questo a livello globale, i Paesi con un debito pubblico elevato rischiano di pagare un conto salatissimo. E il pagamento dei tassi di interesse sul debito può farsi insostenibile”.

La view dagli USA

Negli States la situazione israeliana ha catturato l’attenzione dei media, ma per ora non sembra impattare troppo sull’economia, come ha spiegato Coleman Kendall in collegamento proprio dagli USA.

“Oggi la prima pagina del New York Times è tutta dedicata all’Israele, c’è grande attenzione nel voler capire quale sarà la risposta del Paese all’attacco palestinese. Il prezzo del petrolio si è alzato di poco per il momento, soprattutto se pensiamo a ciò che era successo negli anni ’70. Se non si verifica un blocco totale, non ci sarà un effetto devastante come quello della guerra dello Yom Kippur”.

Un nuovo ordine mondiale

Interessantissime poi le riflessioni di Giuliano Noci e Alan Friedman su quello che potrebbe essere un vero e proprio nuovo ordine mondiale.

“Qui è in discussione l’esistenza stessa dell’UE – ha spiegato Noci – i sovranisti sono favoriti sia per le elezioni europee sia per le presidenziali americane del 2024, è difficile che rimanga unita. Il momento storico invece richiede proprio un’Europa unita sul piano politico e che sia dotata di un proprio esercito. Altrimenti non avrà più il senso di esistere. Saranno anni decisivi per l’UE, bisogna arrivare ad un atteggiamento cooperativo, e questo lo si ottiene solo creando un soggetto politico nuovo. Una figura che potrebbe ricoprire il ruolo di leader è quella di Mario Draghi, ma forse è prematuro fare dei nomi adesso, bisogna prima passare per dei processi di frantumazione e ricomposizione della stessa Unione Europea”.

“Si tratta di un nuovo disordine mondiale – spiega ancora Alan Friedman – In questo momento assistiamo a una serie di cambiamenti epocali che ci dimostrano come siamo all’inizio di un periodo di riallineamento strutturale della leadership mondiale. Gli USA potrebbero essere al capolinea e cedere il trono globale a un Paese come la Cina. Poi bisogna tenere d’occhio tutti i movimenti di potenze regionali come Iran e Arabia Saudita, che puntano forte su questo momento di confusione, per avvicinarci a un riassestamento che vada contro la globalizzazione e lo stile di vita occidentale, con il rischio dittature a far da capolino. In buona sostanza, si va verso un mondo più pericoloso”.

Il punto su titoli di Stato e debito

Infine, il focus sull’Italia lo hanno fornito gli esperti Angelo Drusiani e Maurizio Mazziero, spiegando la situazione di titoli di Stato e debito pubblico italiani.

“Gli italiani sono investitori avveduti – ha detto Drusiani – Comprano BTP Valore, ma anche tanti Bot. I cittadini gauardano con attenzione al mondo obbligazionario, scegliendo le soluzioni più interessanti in termini di rendimento. Sanno che investendo in titoli di Stato italiano c’è una quota di rischio, con l’aumento del debito, ma è comunque calcolato ben sapendo di dover sempre tenere sott’occhio le oscillazioni dei rendimenti”.

“Il rischio in questo momento è che Moody’s abbassi il rating del Paese, facendo scivolare il titolo di Stato nostrano tra i junk bond. Questo però non cambierebbe tanto la situazione, diverso sarebbe se ciò lo facesse anche un’altra agenzia di rating come Fitch e Standard & Poor’s. Ma guardando a quelli che sono i loro outlook sul nostro Paese, è difficile che accada. C’è in effetti un peggioramento dei conti pubblici, causato anche dall’attuale congiuntura globale, è una deriva, siamo un po’ come la rana nella pentola dell’acqua calda. L’unica soluzione in questo scenario è riuscire a far accelerare la crescita”.

Rivedi la puntata